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01 maggio 2024

Treviso

L'Idv propone "Belviso", il Pd 5 enti, il Pdl 7: è guerra sulle Province

In Consiglio regionale si discute il nuovo assetto del Veneto. Che sembra rimarrà tale

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VENEZIA - Con la relazione del presidente della commissione Affari Istituzionali, Costantino Toniolo (PdL), ha preso avvio in Consiglio regionale la discussione sul riordino delle province del Veneto, come richiesto dal decreto legge del Governo del luglio scorso sul contenimento della spesa pubblica. L'aula dovrà pronunciarsi sul documento presentato dalla maggioranza e approvato in commissione, che prevede un riordino in due fasi. Previsto inizialmente il mantenimento dello status quo, in attesa di un'evoluzione amministrativa che, in una seconda fase, prevede la creazione di due aree metropolitane comprendenti l'una le province di Verona e Vicenza, l'altra le province di Padova, Rovigo e Treviso integrate con la città metropolitana di Venezia e il mantenimento della provincia montana di Belluno.

 

Nella sua relazione Toniolo ha precisato che tra gli elementi che caratterizzano il ridisegno istituzionale del Veneto due vanno particolarmente evidenziati: il processo di integrazione socio-economica delle funzioni metropolitane che lo Statuto intende promuovere e il riconoscimento delle specificità delle singole comunità venete. Toniolo ha poi precisato che il decreto del Governo prevede criteri puramente quantitativi, legati solo ad una logica emergenziale di contenimento della spesa pubblica, ma che vizia in modo irrimediabile un processo di "ricostruzione territoriale" volto ad integrare quelle realtà istituzionali che preesistono, non solo all'istituzione della Regione, ma anche a quella dello Stato italiano. "Ecco perché - ha poi precisato Toniolo - la commissione, non aderendo all'impianto normativo statale, ha ritenuto, in attesa di un'evoluzione amministrativa, necessario in una prima fase procedere senza operare affrettate modificazioni istituzionali che rischierebbero di pregiudicare un equilibrato riassetto complessivo. Solo in una seconda fase - ha concluso - si potrà addivenire alla creazione di due aree metropolitane comprendenti le province di Padova, Rovigo, Treviso Verona e Vicenza".

 

Dopo Toniolo per la contro relazione ha preso, la parola il consigliere del PD, Bruno Pigozzo, che preannunciando il voto contrario, ha evidenziato come il provvedimento della maggioranza sottoposto all'esame dell'aula rappresenti, di fatto, una "non proposta", lasciando inalterato l'attuale quadro istituzionale e rinviando ad una fase successiva le scelte strategiche. "E' quanto di più conservatore si possa immaginare - ha dichiarato l'esponente democratico - che impedisce di intraprendere con coraggio la strada di un vero rinnovamento degli enti locali come i cittadini ci chiedono con forza. Una strada - ha ribadito - di maggiore efficienza, più risparmio e meno burocrazia. Di fatto l'unica vera proposta alternativa a quella governativa è quella del PD, che prevede, oltre alla città metropolitana di Venezia, due province metropolitane, il mantenimento della provincia dolomitica di Belluno e la deroga per quella di Rovigo. Una visione - ha precisato Pigozzo - che costituisce la struttura portante per una nuova definizione delle funzioni dei diversi livelli di governo in Veneto, assegnando alle nuove province, intese come enti territoriali intermedi di area vasta, un ruolo strategico nel coordinamento dei servizi al cittadino. In questo quadro - ha concluso - andranno poi ristrutturati, semplificati ed accorpati gli attuali livelli di gestione, eliminando quella parcellizzazione gestionale che grava su tutti per costi, sovrapposizione di competenze e scarsa efficacia".

 

Insomma, il Pdl vuole lasciare - per ora - le cose inalterate. E il Pd opta per il passaggio da 7 a 5 enti. Chi vuole invece abolire province, e careghe, è l'Idv.

 

"La posizione di Italia dei Valori - ha affermato il capogruppo Gustavo Franchetto - è da tempo nota: siamo per l'abolizione di tutte le Province e questa richiesta è stata da noi proposta formalmente tramite un emendamento al provvedimento in discussione". "Voteremo contro - ha aggiunto - alla proposta della maggioranza approvata in commissione perché è una "non risposta" all'esigenza di riordino e semplificazione dell'assetto amministrativo. Bisogna imboccare una strada diversa". "Volendo, comunque, esaminare le varie proposte relative ai nuovi confini sulle quali si è discusso in queste settimane, non vediamo che cosa ci potrebbe essere di strano nell'accorpare Rovigo con Padova oppure Treviso con Belluno che, tra l'altro, potrebbero avere una sigla comune molto simpatica tipo "Belviso".

Creiamo Belviso, accorpando Belluno e Treviso

"Se c'era un provvedimento sarebbe stata opportuna una proposta, un'idea fornita dal presidente Zaia - ha concluso Franchetto - è proprio questo, purtroppo così non è stato nonostante l'impegno dell'assessore Ciambetti che ha partecipato ai lavori in commissione".

 

Secondo Nereo Laroni, consigliere del Pdl, il Consiglio regionale ha dimostrato sull'argomento notevole creatività vista la varietà delle proposte e controproposte discusse in commissione, adesso - ha detto - servirebbe uno sforzo di concretezza". Dopo aver ricordato la posizione storica del Pdl in direzione dell'abolizione delle Province Laroni ha ribadito che un punto dev'essere chiaro e cioé che il Consiglio regionale del Veneto non può accettare l'impostazione del decreto del governo come unica fonte di orientamento. "Le mezze misure - ha aggiunto - non servono a nessuno e, quindi, la nostra proposta deve avere dignità di riforma vera. A questo proposito non ha più senso parlare di province, né tantomento, di province metropolitane, il ragionamento va fatto per aree di grandi dimensioni".

 

Il consigliere del Partito Democratico Sergio Reolon ha anzitutto osservato che le indicazioni contenute nel decreto governativo presentano forti limiti in quanto ispirate unicamente dall'obiettivo di ridurre le spese. "Non ha senso - ha aggiunto - partire dai confini delle Province che dovrebbero essere conseguenza non premessa di un disegno unitario riformatore che la Regione dovrebbe esprimere con un'azione di governance le cui indicazioni sono già tutte scritte nel nuovo Statuto approvato all'unanimità e che devono essere in grado di rivoltare completamente la macchina regionale imponendole un drastica cura dimagrante". Sempre citando quanto scritto nello statuto Reolon ha ricordato che la provincia di Belluno conserva in pieno la sua ragion d'essere.

 

Piergiorgio Cortelazzo, vicecapogruppo del Pdl, ha ribadito che a fronte di un decreto del Governo "malposto e monco" il Consiglio regionale del Veneto ha il dovere di compiere un "coraggioso salto di qualità" prendendo il meglio delle proposte sul tavolo sapendo che un soggetto intermedio tra Regione e Comuni è necessario qualunque sia il suo nome, Provincia o altro. Il consigliere di Italia dei Valori Antonino Pipitone ha ribadito la posizione del suo gruppo: abolire tutte le Province che ormai non vengono più percepite come essenziali e ne è la prova il fatto che nessuno si è accorto che due amministrazioni provinciali venete, Belluno e Vicenza, sono da tempo commissariate. "L'abolizione delle province - ha aggiunto il consigliere dell'Idv - deve essere la premessa di una riforma seria. Lasciare intatto l'impianto come prevede la decisione di maggioranza in commissione è un gesto di resa politica da far invidia a Ponzio Pilato".

La maggioranza fa invida a Ponzio Pilato

Piero Ruzzante del Partito Democratico ha deviato buona parte del suo intervento ad un giudizio politico sulla Giunta regionale ritenendo che l'assenza fisica del Presidenza Zaia anche a questo dibattito non fa che confermare l'assenza di una guida politica anche sui temi più rilevati". "Siamo a metà legislatura - ha aggiunto - e davvero non c'é traccia di realizzazioni apprezzabili dell'operato del governo Zaia. L'unica, forse, ma è negativa è l'autorizzazione a Veneto City ennesima colata di cemento che deturperà l'ambiente e ammazzerà il commercio locale". Quanto alle province Ruzzante ha criticato la decisione di maggioranza che rinvia ogni riforma alle calende greche senza tener conto che gli strumenti per riformare sono già tutti previsti dallo Statuto.

 

Graziano Azzalin, anch'egli del gruppo del Partito Democratico, ha osservato che il Governo ha scaricato ogni responsabilità sulle regioni ma mettendo i tali e tanti paletti da rendere veramente problematico il loro compito. "Con la nostra proposta, scuramente perfettibile e discutibile - ha aggiunto - Noi abbiamo provato a dare una risposta partendo dai dati oggettivi e preoccupandoci soprattutto di dare pari dignità ai diversi territori del Veneto perché spezzettare nella carta geografica amministrativa territori deboli è solo funzionale ai territori forti". "E questo - ha concluso - vale soprattutto per il Polesine. Questa provincia, come anche quella di Belluno, sono realtà marginali in sofferenza con problemi oggettivi di cui bisogna tener conto. La riforma delle amministrazioni locali deve partire dal basso cominciando con incentivare la fusione dei Comuni operazione, peraltro prevista da un'apposita legge regionale".

 


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