Manifatturiero Treviso e Belluno:"Ancora in mezzo al guado"
Produzione stazionaria sia a Belluno che a Treviso. Migliora la raccolta ordini dall’estero, ma non per tutti i settori
| Redazione |
TREVISO/BELLUNO - "Siamo ancora in mezzo al guado – ricorre a questa immagine il Presidente Pozza per commentare la situazione congiunturale del manifatturiero nelle province di Treviso e Belluno: non peggioriamo, ma nemmeno miglioriamo. La produzione, nei due territori, è praticamente sugli stessi livelli del primo trimestre 2024. Non cambia il grado di utilizzo degli impianti, fermo al 70% della capacità produttiva. Solo sulla raccolta ordini dall’estero riscontriamo qualche segnale positivo: sia sul passo congiunturale, cioè rispetto al primo trimestre 2024, che su base annua. E questo sembra valere anche in prospettiva per i prossimi mesi. Ma - avverte subito il Presidente – appena andiamo oltre il dato medio di comparto scopriamo che non per tutti i settori è così. Guardando alla domanda estera, recupera bene a Treviso il legno mobilio che ancora lo scorso trimestre risultava in affanno; a Belluno l’occhialeria continua imperterrita il suo trend positivo (mentre il resto del sistema moda è ancora al palo, in entrambe le province). Resta invece in negativo la raccolta ordini esteri per il settore dei macchinari industriali, importante sia a Treviso che a Belluno: settore - spiega Pozza – che risente delle perduranti incertezze di scenario (che non spingono a fare investimenti), come di specifici mercati che, coinvolti nelle crisi internazionali, non alimentano la domanda".
"Soffre anche il settore dei mezzi di trasporto - aggiunge Pozza – soprattutto nel segmento legato a doppio filo alla filiera tedesca dell’automotive, che si è invischiata nella frettolosa transizione alla mobilità elettrica. Al di là della questione infrastrutturale (colonnine, energie rinnovabili), ma chi si può permettere utilitarie che costano il doppio rispetto al modello a benzina? Questa limitata capacità di assorbimento del mercato sta portando le case automobilistiche a rivedere al ribasso i piani di produzione. Con riflessi evidenti anche da noi: il calo degli ordinativi esteri per il settore dei mezzi di trasporto è del -4,2% su base trimestrale, e del -5,0% su base annua. Anche la produzione accusa una flessione su base annua del -5,7%. In mezzo al guado lo siamo anche con riferimento alle condizioni di contorno - aggiunge il Presidente - al quadro macroeconomico che influisce sull’andamento dell’industria. Da un lato stanno parzialmente risolvendosi gli shock sul fronte dei costi delle materie prime, ma l’inflazione non scende come atteso, e questo porta le banche centrali ad essere più prudenti nel taglio dei tassi d’interesse, con ripercussioni negative nella propensione agli investimenti, come già spiegavo con riferimento alla minor domanda di macchinari industriali.
"Però, cercando di guardare positivo - dice Pozza - la buona notizia è che l’area euro, riattivate le centrali nucleari in Francia, spingendo sulle rinnovabili, è un po’ meno dipendente dai combustibili fossili. Inoltre, nonostante il rallentamento congiunturale, il mercato del lavoro è rimasto prossimo alla piena occupazione (perché i talenti sono diventati merce rara). Se tutto ciò si traducesse in minori costi per le famiglie europee e per le imprese, ritornerebbero a salire i consumi e la competitività delle imprese, con benefici complessivi per il commercio estero. Ci sarebbero dunque tutti i presupposti per irrobustire quei segnali di ripartenza della domanda estera, qui registrati anche dai nostri imprenditori veneti in alcuni settori. La cautela è d’obbligo ma i giudizi previsivi sembrano proprio andare nella direzione di una domanda estera in aumento che dobbiamo saper agganciare, come imprese e come sistema delle istituzioni a loro supporto. E’ necessario – conclude Pozza nel ruolo di Presidente di Assocamerestero - guardare ai mercati europei, ma pure fuori dall’Europa perché ci sono tante opportunità nel mondo, che si possono cogliere, accompagnati anche grazie ad Assocamerestero. Proprio su questo si distingue un territorio e cioè nella capacità di trovare sbocchi nuovi!
Il quadro internazionale e nazionale
I temi di fondo, che caratterizzano l’economia internazionale, restano in continuità con quanto già osservato nel precedente report. Le stesse nuove previsioni del FMI, rese note tramite il “World Economic Outlook” di luglio, non presentano significativi scostamenti rispetto al quadro fornito ad aprile. Tutto ciò, nel complesso, “non è notizia positiva, visto che alcuni elementi di miglioramento dello scenario, che erano attesi, non si sono verificati”, come commentano gli analisti di Congiunturaref. (n. 13 del 10 luglio 2024). Il ciclo economico si trova in una sorta di “terra di mezzo”: migliorano alcune criticità del passato (costi materie prime, inflazione, ma con esitazioni nel percorso di discesa); al tempo stesso, si sono ridimensionate le aspettative sul taglio dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali; la domanda internazionale resta debole, come riflesso fisiologico del processo di normalizzazione nei comportamenti di consumo di cui più volte si è parlato; le politiche di bilancio non sono più di carattere espansivo, ma sono tornate a preoccuparsi dei saldi di finanza pubblica. Tutto ciò spiega la prosecuzione della fase di stagnazione nell’industria a livello mondiale. Anche per effetto delle politiche di accumulo di scorte adottate in passato dalle imprese per fronteggiare i ben noti rischi di approvvigionamento vissuti tra il 2020 e il 2022. Guardando al prossimo semestre e al 2025, man mano che saranno parzialmente e progressivamente metabolizzati i problemi generati dai vari shock lato offerta, è possibile che il ciclo economico vada incontro ad un miglioramento.
Non verrà meno l’incertezza, soprattutto sul piano geopolitico: però, ci sono alcune condizioni di fondo che, salvo imprevisti, potrebbero fornire più concreti sentieri di ripresa, soprattutto nell’area euro. La stabilizzazione delle materie prime, il flusso di investimenti nelle rinnovabili e la ripartenza del nucleare in Francia che hanno mitigato le dipendenze dai carburanti fossili, un mercato del lavoro prossimo alla piena occupazione pur in una fase di rallentamento congiunturale dell’economia. La somma di tutto, pure al netto di politiche di bilancio più restrittive, dovrebbe riconsegnare maggiore potere d’acquisto alle famiglie e maggiore competitività alle imprese, con riflessi positivi nel commercio estero. Si vedrà che è proprio questo l’aspetto che emerge dalla survey sul manifatturiero veneto e delle sue province al secondo trimestre 2024. Si resta pur sempre nel quadro di una dinamica produttiva ancora molto debole, ma l’indicatore che tende maggiormente verso il positivo, soprattutto per certi settori, è proprio quello relativo alla raccolta ordini dall’estero. Ciò sia nel confronto con il primo trimestre dell’anno, sia nelle proiezioni per il prossimo semestre. I dati di dettaglio relativi all’andamento del manifatturiero trevigiano spiegano bene la situazione sopra descritta. La produzione è stagnante (la variazione trimestrale grezza è del +2,8% ma la destagionalizzata è del +0,6%). Anche su base annua il guadagno è pressoché nullo (+0,5%). Resta invariato, di conseguenza, il grado di utilizzo degli impianti (71,6%): un dato medio che poi nella realtà si traduce nelle diverse misure di flessibilità adottate dalle imprese, incluso allungamento delle ferie.
Qualcosa di più significativo viene portato a casa dal fatturato: la variazione trimestrale grezza è del +4,6% (che diventa del +1,5% se destagionalizzata). Su base annua, ci si deve accontentare di un +1,0% (che diventa del +2,9% con riferimento al fatturato estero). Le dinamiche più interessanti, come sopra anticipato, riguardano però gli ordinativi esteri: la variazione trimestrale grezza si attesta al +3,6%, quasi in linea con quanto emerso nella precedente rilevazione. La variazione destagionalizzata (+1,1%) impone di smorzare gli entusiasmi, però si colloca sopra la media regionale (+0,4%). A sostenere questi primi segnali di ripartenza della domanda estera nella Marca Trevigiana sembra essere in particolare il settore del mobile che - come noto – aveva vissuto una fase critica dopo il boom di ordini raccolti durante la pandemia.
Questo timido risveglio della domanda estera non ha ancora ripercussioni significative sugli ordini interni, che in provincia di Treviso restano sostanzialmente al palo. Però tiene il portafoglio ordini: le giornate di produzione assicurate si riportano quasi a quota 52, dopo che avevano toccato il “minimo” delle 50 giornate alla fine del 2023. Ma – lo ricordiamo sempre – questo orizzonte di produzione è in linea, se non superiore, a quanto si poteva osservare nel biennio 2018-2019, prima di Covid.
Il prossimo trimestre non fornirà ulteriori scossoni a questo quadro di fondo, né in positivo né in negativo. Nel periodo che incorpora le ferie estive i giudizi degli imprenditori propendono per la stazionarietà per quasi tutti gli indicatori monitorati. Solo sulla domanda estera si nota una lieve prevalenza di ottimismo: il 36% di imprenditori scommettono sull’aumento degli ordini, contro il 34% che opta per la stazionarietà e un 30% che teme flessioni. L’andamento del manifatturiero bellunese (vedi nota 1 per la consistenza del campione) rispecchia abbastanza il quadro di fondo fin qui tracciato, pur amplificato dalla stagionalità dell’occhialeria e dalla ridotta numerosità del campione di imprese intervistate. La produzione resta stazionaria rispetto alla prima parte del 2024: la variazione trimestrale grezza, infatti, è del +1,3% ma diventa del +0,1% se destagionalizzata. Invariato il grado di utilizzo degli impianti, al 70% come nel trimestre precedente, al netto dei decimali. La variazione su base annua risulta del -2,6%: ma ricordiamo di ricondurre questo numero dentro il più volte richiamato processo di normalizzazione, dopo “le montagne russe” post-Covid. Anche il fatturato resta stazionario nel trimestre in esame, mentre su base annua si evidenzia un recupero del +4,0% (e del +10,4% per il fatturato estero) dopo la significativa flessione registrata per tutto il secondo semestre del 2023.
Anche per il manifatturiero bellunese riprende corpo la raccolta ordini dall’estero: la variazione trimestrale grezza, di fatto stazionaria, diventa un +1,1% se destagionalizzata; su base annua l’incremento della domanda estera si attesta al +5,1%. Questo fronte di positività non si trasferisce ancora agli ordini interni (stazionari su base annua e in leggera flessione nel passo trimestrale). Ma, come per Treviso, si irrobustisce, benché di poco, l’orizzonte di produzione assicurato dal portafoglio ordini: ora a 57,4 giornate, contro le 55,5 di fine 2023. La situazione sembra destinata a migliorare se trovassero conferma i giudizi espressi dagli imprenditori proprio sulla domanda estera: viene data in aumento quasi dalla maggioranza assoluta degli intervistati (48%) contro un 24% che invece mette in conto un rischio di contrazione. Stessa distribuzione di giudizi, orientati quindi all’ottimismo, per il fatturato (50% di imprenditori ne prevede l’aumento, contro un 19% che teme un calo). Per produzione e domanda interna prevalgono i giudizi di stazionarietà, ma i saldi tra i giudizi di aumento e contrazione sono, anche in questo caso, a favore dei primi. La dinamica regionale per settori
Le dinamiche settoriali, che per come è strutturato il campione hanno significatività statistica solo regionale, ci permettono di uscire dal dato medio del comparto manifatturiero per evidenziare eventuali asimmetrie rispetto al quadro fin qui commentato. Ci concentriamo sulle variazioni trimestrali, che permettono di misurare meglio il “momento” congiunturale dei settori, le eventuali accelerazioni o decelerazioni rispetto ai primi tre mesi dell’anno. In effetti, come già anticipato, il settore legno e mobile sembra quello più interessato da un significativo recupero del passo congiunturale per tutti e quattro gli indicatori chiave monitorati: produzione, fatturato, ordinativi interni ed esteri. Il passo congiunturale è buono anche per gli elettrodomestici (macchine elettriche ed elettroniche) e per l’industria alimentare e delle bevande, ma il recupero del legno mobilio è più significativo perché avviene dopo diversi trimestri di stallo.
Anche i settori della gomma-plastica e dei macchinari industriali si possono ricomprendere nel gruppo di quelli che recuperano un buon passo congiunturale, soprattutto per la produzione. Per questi settori permangono però delle criticità: per la gomma-plastica è in negativo la raccolta ordini dal mercato italiano (forse a causa del rallentamento nell’edilizia dopo la rimodulazione dei sostegni fiscali al comparto); per i macchinari industriali è in negativo, in modo importante, la raccolta ordini dall’estero, un dato che testimonia l’incertezza ancora imperante sul fronte della propensione agli investimenti, in parte compensata dalla crescita degli ordinativi interni (qui forse grazie ai primi effetti della “nuova Sabatini”). L’occhialeria ha un buon passo congiunturale nella produzione e nella raccolta ordini dall’estero, mentre presenta il segno negativo nell’andamento del fatturato e della raccolta ordini dal mercato interno.
Fanalini di coda i seguenti settori: sistema moda, industria dei metalli, mezzi di trasporto. Per il sistema moda è ancora in sofferenza la raccolta ordini dal mercato italiano, ma altrettanto debole risulta la domanda estera e l’andamento di produzione e fatturato, anche se non in territorio negativo. L’industria dei metalli viaggia di conserva nel suo insieme: ha al suo interno, per quanto ci è dato di conoscere, situazioni molto diversificate; la flessione degli ordini rispetto al trimestre precedente pare dipendere, spiegano gli analisti, da una dinamica di “stop and go” legata alla costituzione di scorte, per timori che gli approvvigionamenti di materiali ferrosi diventassero critici a causa della crisi di Suez.
Il settore dei mezzi di trasporto risente in particolare dell’impasse della filiera tedesca dell’automotive, della troppo frettolosa transizione verso l’elettrico, ideologicamente sostenuta da Bruxelles, senza cognizione sulla capacità di assorbimento del mercato. Vi si sono invischiati alcuni noti marchi tedeschi, ora costretti a rimodulare i programmi di produzione. La parte manifatturiera veneta legata a stretto filo con questa filiera sta accusando il colpo: gli ordinativi esteri, anche nel trimestre in esame, sono in forte calo; stazionaria anche la produzione.