MONASTERO, «CONDONO ATTO DOVUTO»
Lo sostiene il consigliere Costa in una lettera inviata al sindaco Da Re
| Claudia Borsoi |
VITTORIO VENETO - Il condono edilizio del monastero cistercense di San Giacomo «sarà ben difficile da realizzare e, in caso di eventuale conclusione positiva, ne passerà di acqua sotto i ponti del Meschio».
Lo sostiene il consigliere comunale Giuseppe Costa (PD) che lo scorso 25 luglio ha presentato sul tema, insieme ai consiglieri Roberto Tonon (PD), Giorgio De Bastiani e Nazzareno De Nardi (PdL), un'interpellanza al sindaco Gianantonio Da Re.
Dopo aver ricevuto una risposta alla sua interrogazione, il consigliere Costa ha inviato oggi al primo cittadino una lettera in cui prende in esame quanto asserito, punto per punto, da Da Re venerdì scorso in consiglio comunale, dalla pratica del condono all'installazione di un campo solare, dalla realizzazione di campi da calcio nel brolo alla ristrutturazione della struttura del Monastero.
«Non si ponga problemi che la Sovrintendenza medesima non si è posta. Faccia quello che le compete - scrive Giuseppe Costa con il sostegno degli altri tre consiglieri - ad esempio completi i collaudi della scuola elementare di San Giacomo ove i bimbi sono già dentro da due anni e "non ti curar di loro...."».
Il consigliere Costa chiede al sindaco di prendere al più presto una decisione sul condono chiesto dal Monastero 24 anni fa e riferendosi alla Sovrintendenza scrive: «Non faccia paragoni arditi tra il Monastero o i Con Alti, la Sovrintendenza non è retta da un pirla. Nel fornire il parere di congruità sul condono del Monastero, la Sovrintendenza ha ritenuto con le varie parti costruite in ampliamento o irregolari non snaturassero il valore del bene che rimane vincolato. Spetta all'amministrazione comunale entrare in merito, avviare le previste procedure, comminare le relative sanzioni e concludere la pratica. Questo non lo dico io, ma la legge. Se tale pratica avesse presentato irregolarità, sarebbe stato onore unico dell'amministrazione richiedere integrazioni. In assenza di ciò - chiude Costa - il condono è un atto dovuto e non deve essere certo l'asserita e temuta "immensità" degli abusi a determinare l'inerzia nel provvedere».