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29 luglio 2024

Italia

"Nel “contatto” personale il Papa Francesco trasmette pace e speranza"

Mons. Bruno Musarò sull'intervista di Bergoglio a La Civiltà Cattolica

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

CITTA' DEL VATICANO - Non si è ancora spenta l'eco della intervista di Papa Bergoglio, concessa a padre Antonio Spadaro s.j., direttore di La Civiltà Cattolica, la storica rivista che iniziò le sue pubblicazioni nel 1850 a Napoli. È stato un colloquio più che un'intervista, pubblicata con il suo placet. È il primo Papa dell'America Latina, vocazione religiosa e non esponente del clero secolare, ma si sente la sua " italianità". Anche questo intervento, come altri in precedenza, segna una novità in quanto affronta problematiche "sensibili", con un taglio, che mette in discussione l'atteggiamento di una parte della Gerarchia italiana, molto "sicura" sui cosiddetti valori non negoziabili.

 

Ai suoi interventi i media nazionali ed internazionali continuano a dare molto spazio e qualche giornalista cattolico recentemente ha chiosato che sarebbe meglio che li riduca! Nella prima parte dell'intervista, Papa Francesco sottolinea l'identità dell'ordine religioso di appartenenza. Sono messi in evidenza molti aspetti della sua personalità, gli autori preferiti, i preti e i santi che continuano ad ispirarlo. Interessante l'interpretazione che dà del Concilio Vaticano II, da lui definito "una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea. Ha prodotto un movimento di rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo". Si sofferma poi sui dicasteri romani, sinodalità, ecumenismo: non è difficile immaginare che la Commissione degli otto Cardinali, da lui istituita e che si insedierà nei prossimi giorni, sia destinata a dare uno scossone agli equilibri vaticani, consolidatisi negli ultimi decenni. La stessa Conferenza Episcopale Italiana, secondo alcuni osservatori e vaticanisti, comincia ad entrare in sintonia con lo stile di Papa Francesco.

 

La novità dell'intervista mi ha indotto a farla commentare a due amici autorevoli, Monsignor Bruno Musarò, attualmente Nunzio Apostolico a Cuba, e padre Ottavio de Bertolis.

 

S.E. Mons. Bruno Musarò (in foto), nato ad Andrano (Lecce), è Arcivescovo titolare di Abari dal 1994 (Abari era un'antica città romana, che sorgeva nella provincia romana d'Africa, chiamata Bizacena, nell'attuale regione del Sahel in Tunisia; è stata sede anche di Carlo Maria Martini). E' stato Nunzio Apostolico a Panama, Madagascar, Guatemala, Perù,Colombia. Attualmente è Nunzio a Cuba e risiede a L'Avana, dove ha ricevuto in visita nel 2011 Papa Benedetto XVI. Ecco il suo pensiero in merito all'intervista di Papa Francesco, apparsa il 19 settembre su La Civiltà Cattolica.

 

Qual è stata la reazione all'intervista nell'America Latina, luogo d'origine di Papa Bergoglio e soprattutto a Cuba?

Da Cuba è difficile conoscere le reazioni in America Latina all’intervista di “La Civiltà Cattolica” al Papa Francesco. E tantomeno nella stessa Cuba.

 

Può individuare qualche tratto che accomuna l'intervista del Papa all'ultima lettera pastorale della Conferenza episcopale di Cuba... ?

Io direi che il filo che accomuna l’intervista del Papa e la recente Lettera Pastorale della Conferenza Episcopale di Cuba è la speranza.

 

Lei, insieme ad altri 120 nunzi pontifici, ha incontrato il Papa a giugno per un confronto di reciproco ascolto.... ha avuto anche il privilegio del contatto "personale" con Papa Francesco su suo invito, può indicare un tratto che l'ha colpito?

Nel “contatto” personale il Papa Francesco trasmette pace e speranza.

 

Il Papa a una domanda risponde testualmente: "Le Chiese giovani sviluppano una sintesi di fede, cultura e vita in divenire, e dunque diversa da quella sviluppata dalle Chiese più antiche. Per me il rapporto tra Chiese di più antica istituzione e quelle più recenti è simile al rapporto tra giovani e anziani in una società: costruiscono il futuro, ma gli uni con la loro forza e gli altri con la loro saggezza...". In termini concreti, in che modo tale prospettiva può essere declinata per sviluppare maggiormente il rapporto tra Chiesa Italiana e quella di Cuba?

La Chiesa in Italia è presente a Cuba attraverso la meravigliosa opera di evangelizzazione e catechesi di bravi sacerdoti “Fidei donum” dell’Arcidiocesi di Genova e delle Diocesi di Bergamo e di Verona. Essi sono molto stimati dai Vescovi e dalla gente delle loro comunità. Danno del loro meglio e si sentono, a loro volta, arricchiti dall’entusiasmo di quanti sono rimasti fedeli a Gesù Cristo e alla Chiesa.

 

Il Papa utilizza spesso due categorie rivolte a cogliere la novità del futuro: a) discernimento; b) frontiera. Può fare qualche esempio sulla base della sua esperienza personale?

Le due categorie usate dal Papa, “discernimento” e “frontiera”, mi sembrano valide anche per Cuba. La Chiesa si trova qui in una zona di frontiera, in quanto la maggioranza della popolazione non conosce Gesù Cristo; è necessaria dunque un’opera di discernimento, in modo da poter organizzare bene il lavoro di evangelizzazione.

 

Domani sarà pubblicata l'intervista a padre Ottavio De Bertolis, gesuita vittoriese.

 


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