I trevigiani riscoprono la pesca e per gli esperti è “colpa” del Covid
Dopo il lockdown molte sono state le nuove tendenze: allevare gallina, fare l’orto ma c’è anche chi ha optato per la pesca
TREVISO - Era uso un tempo consigliare a qualcuno di “darsi all’ippica”. Un invito a investire tempo ed energie in una attività, magari un po’ elitaria ma pur sempre a contatto con la natura e gli animali. Nel post lockdown, i cavalli sono stati decisamente soppiantati dai pesci. Basta contare, passeggiando lungo il Sile, quanti sono i pescatori, “provetti” soprattutto. Ma ancor prima interessante è recarsi a scoprire cosa accade nei negozi di articoli e attrezzatura da pesca.
“Cos’è mai viste” - assicura Federico, il titolare di una rivendita appena fuori Treviso. “Clienti in continuazione, molti mai visti prima. Mi chiedono di tutto e di più e anche... in più. Poi quando provano a impugnare la canna penso: la pesca, questa sconosciuta”. Non solo neofiti, è chiaro. C’è chi a pesca aveva smesso di andarci, da anni. Poi con la pandemia l’interesse si è come improvvisamente risvegliato. Speculare la scelta di chi ha deciso, da qualche mese, di portare a casa animali da cortile: galline e conigli le specie prescelte. Un fenomeno tutto da interpretare.
Lucia Tamai, psicologa e psicoterapeuta: “E’ una reazione psicologica, ma non solo per accumulare (vedi il lievito e la farina); c'è l'aspetto del contatto con la natura e gli animali che aiuta ad attenuare ansia e depressione, il bisogno di tornare alle radici e all'essenziale; il senso di controllo, di poter gestire: sono io che catturo il pesce o che curo gli animali da cortile; la soddisfazione nei risultati concreti che si ottengono dal proprio operato....” I cambiamenti apportati dal Covid-19 sono tutti da scoprire.
Roberto Grigoletto