Le grandi incognite del voto: astensionismo e poca rappresentanza femminile
Battesimo incerto per la legge elettorale regionale nuova di zecca, che introduce anche premio di maggioranza e pluricandidature
La domanda vera è: quanta gente andrà a votare il 20/21 settembre dell’anno del Covid?
Al calo costante dell’affluenza alle urne (nel 2015 si recò ai seggi il 57% degli aventi diritto) si aggiungono i timori pandemici: code davanti alle cabine, distanziamento sociale improbabile. E poi l’esito elettorale abbastanza scontato non suscita grandi frenesie da voto. Pochi quindi gli invitati prevedibili al battesimo solenne della nuova legge elettorale regionale, licenziata nella legislatura testé conclusa.
Un sistema di voto al quale sono state apportate novità sostanziali. Le ha illustrate stamattina a Venezia il prof. Paolo Feltrin insieme ad altri membri dell’Osservatorio elettorale della Regione Veneto, ai giornalisti accreditati a un corso di formazione piuttosto di attualità. Di diverso dalle precedenti consultazioni: le pluricandidature, con la possibilità per candidati consiglieri e presidente di proporsi in tutte e sette le province; il premio di maggioranza, che assegna il 60% dei seggi alla coalizione che riporta il 40% dei voti e il 55% degli scranni se quella a sostegno del Presidente ottiene meno del 40% (ma non potrà esserci un Presidente che prescinda dalla sua maggioranza, pur essendo ammesso il voto disgiunto).
Infine, ma non da ultimo, le due preferenze esprimibili ma rigorosamente di genere diverso. “Ne beneficeranno realmente le candidate donne?” - si è chiesto da buon politologo Paolo Feltrin. Risposta negativa: “Mettendone troppe in lista, il rischio è la dispersione dei voti di preferenza”.
Magari, se volta prossima fosse obbligatorio esprimere due preferenze di genere diverso...