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22 novembre 2024

Castelfranco

Mafie e tessuto imprenditoriale veneto: il pericolo è "fuori porta"

Un incontro della Confartigianato di Castelfranco per discutere sui pericoli quotidiani delle infiltrazioni mafiose all'interno della politica e dell'imprenditoria del Veneto.

| Leonardo Sernagiotto |

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Sul palco, da sinistra: Pierpaolo Romani, Mario Pozza, Antonia Ronchei, Oscar Bernardi, Salvatore Gibilisco.

CASTELFRANCO - “Fuori porta" è il titolo scelto per far capire come la criminalità organizzata sia un pericolo vicino. Noi tuttavia scegliamo la legalità e l’etica che ci hanno tramandato i nostri padri e che vogliamo tramandare alle future generazioni. È necessario fare squadra: non si lotta da soli”. Con queste parole ha esordito Maurizio Cattapan, presidente di Confartigianato imprese Castelfranco, nell’introdurre ieri l’incontro al Teatro accademico a Castelfranco, riguardante i pericoli delle infiltrazioni mafiose nel tessuto imprenditoriale veneto, reso evidente dai recenti arresti legati ai lavori per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026.

Di fronte a una nutrita rappresentanza del mondo politico e imprenditoriale locale, sono intervenuti Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Marca Trevigiana, Salvatore Gibilisco, colonnello dei Carabinieri, Antonia Ronchei, giornalista economica, Mario Pozza, presidente Camera di Commercio Treviso-Belluno, Pierpaolo Romani, di Avviso Pubblico.

I cinque hanno ricordato alla platea come le mafie non siano solo gruppi criminali, ma siano banche e imprese, capaci di introdurre, tramite i propri professionisti (notai, commercialisti, avvocati, consulenti del lavoro) all’interno del tessuto sano dell’imprenditoria e della politica. Professionisti che non seguono un’etica, ma gli interessi specifici del proprio clan di appartenenza.

La mafia si presenta con il volto rassicurante di questi professionisti, cercando il consenso sociale: “I mafiosi vogliono essere ben voluti, non temuti”. La criminalità si introduce molto spesso fornendo i propri “servizi” di recupero crediti e di finanziamento ad aziende in crisi di liquidità, che finiscono per essere sopraffatte. Un fenomeno acutizzato da una burocrazia che spesso ostacola e limita la capacità di fare impresa.

Il fenomeno mafioso si combatte con l’educazione, sia sociale, sia finanziaria, ma anche con un più stretto rapporto e maggiore comunicazione tra imprenditori, forze dell’ordine e pubblica amministrazione, quest’ultima intesa sia a livello politico, sia di personale impiegatizio. Azioni che richiedo uno sforzo continuo, anche economico: “Investiamo 50mila euro l’anno per dare informazioni alla Regione su questa materia e abbiamo sostenuto le nostre imprese con un contributo sul credito di 35 milioni” ha dichiarato Mario Pozza.

 


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