Da Conegliano allo spazio, l'esperienza di Martina Pinni
Ha incontrato i ragazzi dell’istituto "Toniolo" di Pieve di Soligo
PIEVE DI SOLIGO - Alla scuola secondaria di 1° grado dell’Istituto comprensivo statale Toniolo di Pieve di Soligo i ragazzi delle classi 2°B e 2°C hanno avuto modo di incontrare l’arch. Martina Pinni, coneglianese che da oltre dieci anni lavora a Colonia come istruttrice di astronauti. Pinni è parte del programma spaziale internazionale, che a partire dal 1998 ha creato la stazione orbitante, un progetto di sperimentazione scientifica nato dalla collaborazione di Stati Uniti, Europa, Giappone, Russia e Canada. L’evento si è svolto grazie all’iniziativa della prof.ssa Sabina Favore, docente di Tecnologia e architetto che coltiva l’interesse per l’osservazione del cielo e per l’esplorazione spaziale. Questa attività permette importanti ricadute scientifiche, come sviluppare nuovi materiali e tecnologie che fanno sempre più parte della vita di tutti i giorni. Le stesse classi si sono recate lo scorso mese di ottobre presso l’Osservatorio Astrofisico di Asiago, dove hanno potuto osservare il Sole e elaborare le immagini riprese col telescopio.
Martina Pinni
Ma che curriculum bisogna avere per lavorare in questo ambito?
Martina ha studiato architettura allo IUAV Venezia, laureandosi con il professor Sinopoli con una tesi sui moduli abitativi della Stazione Spaziale Internazionale. In seguito, a Houston in Texas ha preso un master in Architettura Aerospaziale e collaborato con la NASA. Prima di trasferirsi a Colonia per lavorare all’Ente Spaziale Europeo, dove risiede dal 2008, ha perfezionato la sua preparazione a Pechino, studiando le tecnologie satellitari e la loro riparazione in ambiente spaziale. Martina Pinni ha raccontato della sua esperienza lavorativa, della quotidianità degli astronauti, del rapporto tra chi sta sulla Terra e chi viaggia sulla stazione spaziale, facendo ogni giorno circa quindici giri attorno al pianeta all’incredibile velocità di circa 28.000 km all’ora. Gli studenti hanno affrontato con estrema curiosità l’evento, con puntuali domande che spaziavano in diversi campi, dagli aspetti tecnologici a quelli più pratici.
Quanto è grande la stazione spaziale e in quanti ci lavorano dentro?
E’ lunga oltre 100 metri, larga 73 e alta circa 20, per un volume di circa 390 m3. Al suo interno lavorano di solito sei astronauti, ognuno con il suo compito specifico, ma ultimamente il numero è aumentato grazie al “turismo spaziale”. Funziona grazie a delle grandi superfici di cellule fotovoltaiche, che catturano l’energia solare e la trasformano per ogni necessità della stazione.
Chi l’ha costruita?
E’ la più grande opera ingegneristica dell’umanità, alla sua realizzazione dal 1998 hanno collaborato circa 100.000 persone, impiegate in tantissime professioni. Diversi lavori li hanno fatti in Italia, a Conegliano in particolare hanno costruito il sistema di resistenze elettriche per il rivestimento di un modulo.
Quanto rimangono in orbita?
Abitualmente sei mesi, ma se per qualche motivo ci sono dei problemi anche un anno, naturalmente se stanno male sono addestrati a risolvere i problemi, ma se la situazione peggiora prendono l’astronave e ritornano sulla Terra. Durante questo periodo fanno turni di lavoro di otto ore e dedicano circa due ore e mezza al giorno all’attività fisica, per evitare i problemi connessi all’assenza di peso in orbita. Cosa fanno gli astronauti? In assenza di peso, sperimentano la vita e gli effetti biologici sull’uomo, compiono esperimenti sulla flora e sulla crescita degli organismi, mappano e monitorano le attività della Terra e del sistema solare. E’ un punto di osservazione privilegiato che guarda al futuro.
Come puliscono e come si lavano? Cosa mangiano?
Ogni tanto fanno i monelli e non seguono le procedure corrette per la pulizia delle superfici dell’astronave. L’igiene personale lassù è molto diversa: si lavano con le salviette, fanno lo sciampo secco e usano un dentifricio che si può mangiare. Possono scegliere i loro pasti a seconda delle loro abitudini, non è più come un tempo che mangiavano minestre e cibi liofilizzati.
Cosa fanno nel tempo libero?
Sport per mantenere il peso esatto e la forma, studiano e leggono, ma quasi sempre quando hanno finito il lavoro salgono alla cupola, l’area che permette di vedere la Terra in movimento, e si mangiano un gelato. Dicono sia molto appagante e valga ogni sacrificio fatto.
L’aria da dove viene? E perché le porte sono circolari?
L’aria viene portata in orbita con i moduli, che contengono anche cibo, ricambi e macchinari. Gli accessi sono circolari per permettere di sfruttare al massimo l’area di movimento.
Dove portano le immondizie?
Vengono espulse dalla navetta e cadono sulla Terra, dove arriva poco o nulla perché con l’attrito si polverizzano e diventano cenere. I pezzi più grossi dei macchinari possono essere pericolosi perché non si distruggono, per cui si è scelto di farli cadere in una zona dell’Oceano Pacifico completamente isolata e biologicamente morta.
E’ stata un’occasione per far comprendere agli studenti che, pur non vivendo in una metropoli, con impegno e sacrificio i traguardi non siano preclusi. Inoltre, l’affermazione di una donna in questo ambito così esclusivo, deve essere da ispirazione per una società più egualitaria e democratica.