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05 ottobre 2024

Treviso

"Salviamo il cimitero dei burci", l'appello alle istituzioni locali e alla Regione

L'allarme di Coalizione Civica: "Lo stato di questo patrimonio storico lungo il Sile che è gravemente peggiorato, anche a seguito dell'innalzamento del livello del Sile"

| Isabella Loschi |

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cimitero dei burci

CASIER - Salviamo il cimitero dei burci. Lo stato di questo patrimonio storico lungo il Sile che è gravemente peggiorato, anche a seguito delle piogge di questi ultimi giorni e del conseguente innalzamento del livello del Sile. A lanciare l’allarme è Luigi Calesso di Coalizione Civica che mettendo a confronto le foto scattate un anno fa e oggi lancia un appello alle istituzioni.

“Lo stato del cimitero dei burci è gravemente peggiorato. Quando le acque torneranno al loro regime ordinario sarà sicuramente visibile qualcosa in più dei relitti che costituiscono un vero e proprio sito archeologico alle porte della città - scrive Calesso - Come è noto, infatti, le ricerche svolte hanno portato alla luce l’esistenza di 13 imbarcazioni da trasporto di merci abbandonate in quella zona del Sile tra il 1974 e il 1975 mentre prima di allora, erano presenti 8 relitti, di cui 4 scomparsi. I documenti recuperati da 3 imbarcazioni risalgono al 1937”.

“Faccio quindi appello alle istituzioni, dall’amministrazione comunale di Casier nel cui territorio si trova il cimitero dei burci all’Ente Parco Regionale del Fiume Sile, alla Regione Veneto perché si facciano carico di salvare il cimitero dei burci. Al di là degli eventi atmosferici dei giorni scorsi, infatti, i relitti delle imbarcazioni sono oggetto di un progressivo inarrestabile deterioramento che le porterà inesorabilmente a scomparire dalla vista a meno che non si avvii un intervento di conservazione che permetta di salvaguardare quello che ancora resta di questo patrimonio archeologico del nostro territorio”.

Due le proposte avanzate: intervenire sui relitti “in loco” “con trattamenti che ne favoriscano la conservazione, arrestando il progressivo degrado causato dall’acqua e dagli agenti atmosferici”. La seconda ipotesi è quella di “recuperare alcuni dei relitti, di sottoporli ai necessari trattamenti e di esporli in un museo dedicato a queste imbarcazioni che parlano della storia del Sile, delle comunità civili che vi si affacciano, delle attività economiche che hanno caratterizzato il corso del fiume nel Novecento”.


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