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03 agosto 2024

Nord-Est

I pm sul Comune di Venezia: "Illegittimità diffusa. Il sindaco Brugnaro sapeva"

Sono 32 gli indagati nella maxi inchiesta della Procura su corruzione e gare d'appalto, tra cui il primo cittadino

| Ansa |

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Manifestazione contro il Sindaco di Venezia

(di Michele Galvan)

 

VENEZIA - "Un sistematico perseguimento di interessi personali". E' questo uno dei passaggi più pesanti presenti nell'atto d'accusa che la Procura di Venezia formula nei confronti del sindaco Luigi Brugnaro, indagato per presunta corruzione in atti amministrativi assieme ai due "fedelissimi", il capo e il vice capo di gabinetto, Morris Ceron e Derek Donadini.

 

Ma è tutto l'impianto di Ca' Farsetti ad essere messo all'indice dai sostituti procuratori Roberto Terzo e Federica Baccaglini: fin dall'inizio, scrivono nelle richieste di misure cautelari dell'inchiesta, sarebbe emerso "un contesto amministrativo improntato a un'illegittimità diffusa" soprattutto nei settore urbanistico, dell'edilizia e delle gare d'appalto. E anche quelli che "hanno avuto l'evidenza" del "mercimonio della funzione pubblica" dell'assessore Boraso, aggiungono, "si sono però ben guardati dal riprenderlo, dal censurarlo, dal denunciarlo".

 

Tutte ipotesi d'accusa da dimostrare, naturalmente, e che il sindaco ha respinto recisamente, dicendosi certo di dimostrare "nelle aule di giustizia di essere un galantuomo". Eppure, è proprio il 'castello' costruito attorno alle proprietà del sindaco, il blind trust che doveva impedirgli ogni ingerenza negli affari privati, secondo i Pm, a non reggere. Il fondo cieco, creato nel 2017, dicono i magistrati, "è inefficace", perchè "è evidente come Brugnaro non abbia in realtà dismesso la propria partecipazione" alle società. Un trust in mano ai "fedelissimi", che - accumulando i due stipendi, quello pubblico e quello privato, "hanno svolto e svolgono tuttora l'incarico di amministratori del reticolato di società".

 

La storia dell'inchiesta, avviata nel 2022 su esposto di un imprenditore trevigiano, è raccolta in un fascicolo di 940 pagine. Sono 32 complessivamente gli indagati, tra i quali anche l'assessore alla Mobilità Renato Boraso, e i già citati Ceron e Donadini. La Procura, nella richiesta delle misure cautelari, indaga su tutti gli altri 28 imprenditori per gli 11 presunti atti corruttivi legati a Boraso e Brugnaro, e su una serie di false fatturazioni per coprire le tangenti ai politici da parte di 14 società in tutto. Un fascicolo a parte, sempre per corruzione, legato alle trattative per la vendita dell'area dei Pili e di Palazzo Papadopoli, è stato aperto anche nei confronti del principale accusatore, l'imprenditore Claudio Vanin. Nel registro delle indagini sono iscritti anche il miliardario di Singapore Ching Chiat Kwong, e il suo emissario italiano, Carlo Louis Lotti.

 

Tutte le interferenze sull'attività amministrativa, notano i pm, "sono avvenute senza nessuna reazione e opposizione da parte dei funzionari", segno che per loro era "prassi consolidata e accettabile". Il faro puntato dai magistrati su Brugnaro ha a che vedere con l'effettivo funzionamento del blind trust, e con l'area dei Pili, 41 ettari di laguna, inquinata, acquistata dall'imprenditore di Umana per 5 milioni di euro, e la cui "messa a profitto era il continuo cruccio per Brugnaro". Anche quando l'affare - proposto prima a 85 milioni, poi a 150 milioni - sfuma "l'interesse per il proficuo utilizzo dei Pili non è mai cessato. Si può anzi affermare, anche alla luce delle attività di intercettazione, che essa costituisce, permanentemente, un cruccio per il sindaco". Quanto al fatto che Brugnaro e collaboratori figurino solo come indagati nell'inchiesta, ciò è dovuto al fatto, scrivono i Pm, che il reato ascritto per la vendita di Palazzo Papadopoli - l'operazione propedeutica all'acquisto dei Pili - risale al 2016, e "il decorso di oltre sei anni dai fatti rende inattuali le esigenze cautelari". Oggi intanto, giornata della festa più cara ai veneziano, il Redentore, un centinaio di persone hanno inscenato un simbolico sit-in davanti alla sede del Comune: tutti per "cinque minuti a bocca chiusa", ironica protesta contro il sindaco, che nei giorni scorsi, a bufera esplosa, aveva disertato il consiglio comunale.


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