Rivelazione choc in Consiglio regionale: “So cosa vuol dire la violenza: l'ho vissuta quando ero ragazza”
Lo ha detto la bellunese Silvia Cestaro, con le lacrime agli occhi, per ribadire l’utilità di un Osservatorio regionale sulla violenza di genere
VENEZIA - «È difficile dirlo, io questa cosa l'ho vissuta di persona quando ero ragazza. So cosa vuol dire la violenza». Ha esordite così, nella sua dichiarazione al Consiglio regionale del Veneto, la bellunese Silvia Cestaro, 52 anni, tra le file della lista Zaia e prima sindaco di Selva di Cadore. Parole che hanno raggelato i consiglieri a Palazzo Ferro Fini durante la discussione sull’istituzione dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere. La dichiarazione della consigliera cadorina è stata pronunciata dopo le tensioni scaturite da quanto affermato dal suo compagno di partito Stefano Valdegamberi, anche lui in forza alla lista Zaia, che durante la discussione sulla violenza di genere ha affermato che istituire un Osservatorio "puzza di ideologia", e che andava considerata anche la violenza nei confronti degli uomini. Affermazioni che hanno indignato praticamente l’intera assemblea, tant’è che Cestaro lo ha definito "inascoltabile" per poi alzarsi e uscire dall’aula in segno di dissenso: nel giro di pochi secondi è stata poi raggiunta dell’intera assemblea, lasciando solo il Valdegamberi.
Ma torniamo alle parole della coraggiosa consigliera regionale: «Ho pensato molto prima di fare questo intervento - ha detto Cestaro - perché volevo riportare sul piano pratico la cosa. È difficile dirlo, io l'ho vissuto di persona quando ero una ragazza, so cosa vuol dire la violenza. Lo so perché ti arriva inaspettata, ti arriva da chi non ti aspetti, da chi ti sta vicino, ti arriva dalle persone che dovrebbero difenderti, non in casa, ovviamente, fuori casa. L'ho vissuta purtroppo negli anni, con tante amiche e tante persone che hanno subìto la violenza». Silvia Cestaro ha quindi fatto un’analisi socioculturale sulla violenza di genere: «Quello che posso dire personalmente - dice Silvia Cestaro - è che non c’è una rete di protezione, perché chi ti sta vicino molto spesso non ti ascolta. Oppure sei tu che non vuoi parlare perché ti senti in colpa. Ti senti impura. Immagino che anche Giulia, quando ha parlato con i suoi, con suo padre, con la sua famiglia, con i suoi amici, abbia provato a chiedere aiuto. Ma molto spesso si banalizza. Quante volte ci si sente dire: “Sai, i ragazzi sono esagerati, sarà innamorato, per questo ti tiene più stretta a sé”. Ma non è così. La realtà è che queste persone sono di un egoismo estremo, ritengono che tu sia a loro disposizione, che tu possa essere un loro oggetto».
Quanto al ruolo delle famiglie la consigliera ha affermato che: «Non dipende dalla famiglia, vi posso assicurare che può capitare a chiunque. Molto spesso sono persone che hanno dei genitori meravigliosi, ai quali non hai neanche il coraggio di dire quello che hanno fatto i figli perché sai che rovinerai loro la vita. Così come capitare che persone che vengono da famiglie terribili siano quelle che invece ti accolgono, ti ascoltano, ti danno supporto. Per cui, tanti discorsi che abbiamo sentito oggi, in quest’aula, sono belli, sì, coreografici, ma non rappresentano la realtà». Considerazioni importanti, a maggior ragione se arrivano da chi ha vissuto sulla propria pelle questo dramma. Il problema è di una rilevanza tale da riguardare in maniera politicamente trasversale tutti non è quindi un caso che Silvia Cestaro si sia poi rivolta, durante il suo sofferto e significativo discorso, al consigliere della Lega, Marco Andreoli che aveva asserito: «Se una donna comprende veramente il proprio valore quando si guarda allo specchio poi è anche più probabile che arrivi il principe azzurro delle favole».
Ma ecco cosa ha replicato la consigliera bellunese ad Andreoli: «Consigliere Andreoli, noi non andiamo in cerca del principe azzurro, non lo vogliamo neanche, perché non esiste. Esiste invece l’uomo che la mattina si alza per prepararti il caffè perché magari quel giorno stai male, esiste il collega che quel giorno rinuncia a venire qui perché ha la moglie e bisogna che qualcuno stia a casa con i figli, esiste il padre che supporta i figli e le figlie. La favola di Cenerentola, per fortuna, l’abbiamo superata da un bel po’». Un atto di coraggio e di grande dignità umana quello della consigliera Cestaro che ha toccato nel profondo buona parte degli astanti, tant’è che di li a poco è stato approvato l’Osservatorio regionale sulla violenza di genere all’unanimità, con i 41 voti di tutti i consiglieri presenti. Da segnalare che al momento del voto in aula non c’erano i consiglieri Joe Formaggio, Silvia Rizzotto e Stefano Valdegamberi. L’Osservatorio proposto da Vanessa Camani (PD) e integrato dagli emendamenti di Silvia Maino (gruppo Zaia) è ora una realtà concreta che consentirà di monitorare il fenomeno, ma anche di dare un supporto alle donne e alle famiglie.
Malgrado non siano mancati i momenti di tensione, a Palzzo Ferro Fini, si è scritta una bella pagina della politica veneta tant’è che la consigliera Camani ha voluto ringraziare per il sostegno i colleghi del Partito Democratico, i capigruppo Alberto Villanova, Giuseppe Pan, Elisa Venturini, Erika Baldin, così come Tomas Piccinini, Lucas Pavanetto, Elena Ostanel, Renzo Masolo, l’assessore Manuela Lanzarin e la presidente Sonia Brescacin. «Una decisione trasversale che rappresenta una risposta alle mille domande angoscianti scaturite dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin»: ha commentato Camani. Non è quindi un caso che proprio a Gino Cecchettin, il papà di Giulia, si sia stabilito di chiedere la disponibilità a ricoprire la carica di Presidente Onorario del nuovo Osservatorio regionale contro la violenza sulle donne.
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