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12 gennaio 2025

Vittorio Veneto

La “resistenza” di Adelmo Cervi

Ospite di amici a Sonego, il nipote di Aldo Cervi – uno dei 10 fratelli trucidati – ha incontrato gli studenti vittoriesi

| Redazione |

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La “resistenza” di Adelmo Cervi
Da sinistra Chiara Marangon, Adelmo Cervi e Leda Azzalini

 

FREGONA - La prima occasione del nuovo anno di imbatterci in un vero “resistente” è stata l’incontro avuto due giorni fa con Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli uccisi dai fascisti nel dicembre del 1943 a Reggio Emilia. Quella dei Cervi era una famiglia di contadini, di impronta cattolica che lottava contro le ingiustizie e contro il regime fascista.
Adelmo, che aveva pochi mesi quando il padre fu ammazzato, è cresciuto oltre che con la madre, con il nonno Alcide, colonna della famiglia, con le zie, con la sorella e con i dieci cugini, la nonna, non ha retto alla scomparsa tragica dei suoi figli e nel ’44 è mancata.  
Adelmo ha speso buona parte dei suoi ottant’anni di vita a "fare memoria", a raccontare la storia della sua famiglia e della Resistenza, a incitare giovani e meno giovani a resistere oggi e a impegnarsi per difendere e far applicare la Costituzione. Lo ha fatto anche con un libro: I miei sette padri, presentato in città.

Il primo appuntamento con lui è avvenuto a Fregona, a casa di Leda Azzalini, la Partigiana Mariska.
Alla Fenderl, Adelmo ha poi  “intrattenuto” una sessantina di persone raccontando la storia della famiglia Cervi, con spunti sulla situazione del presente, soffermandosi sulle ingiustizie che ancora sono presenti nel mondo, sulla prevaricazione di pochi su tanti e sulla gravità della scelta di continuare ad alimentare le guerre con la diffusione di armi a scapito di risorse per migliorare le condizioni di vita. Un argomento che ha colpito i presenti è stato quello del mito che si è creato attorno ai “sette fratelli Cervi” e nel quale lui è cresciuto, come fossero una cosa sola, oscurando la vita di ciascuno di loro, come erano e cosa lasciavano.  Di Aldo, per esempio, il padre conosciuto solo attraverso le testimonianze ma non per questo meno amato…
Ieri ha quindi incontrato i ragazzi dell’ l’IIS “Città della Vittoria” e poi quelli della scuola media Cosmo. 

Se qualcuno pensa che, avendo alle spalle anche altri incontri, Adelmo – che ha 82 anni compiuti - presentasse qualche segno di stanchezza, si sbaglia: attorno alle 13, in bicicletta è salito fino a Cadolten per la strada del santo, per poi rientrare quasi col buio con nostra preoccupazione perché pensavamo si fosse perso. E invece è poi ripartito alla volta di di Belluno dove aveva programmato un altro intervento in serata.
Che dire? Il ricordo che gli abbiamo donato come sezione Anpi , parla della sua resistenza, ed è veramente una forza nel resistere non solo al passare degli anni ma anche ad alcune convenzioni sociali che forse lo avrebbero limitato nelle scelte: indubbiamente risulta un  po’ eccessivo in qualche affermazione e nell’atteggiamento, sfuggente e imprevedibile come quello di un folletto…Ma la sua tragedia, come quelle di altre, troppe famiglie che hanno subìto la violenza nazifascista, l’ha segnato profondamente e la tenerezza e l’affetto che suscita in chi lo conosce, si uniscono alla stima e alla riconoscenza che gli si devono. 

L’anno che è iniziato da poco è l’80esimo dopo la Liberazione. Come sezione Anpi di Vittorio Veneto ci impegneremo non solo per ricordare quell’evento e quelli che l’hanno preceduto ma anche per parlare di Resistenza nel senso letterale del termine: assumiamo questa parola come filo conduttore del nostro programma annuale perché quello che stiamo vivendo è un presente in cui è necessario “resistere”.

di Chiara Marangon, presidente Anpi Vittorio Veneto


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