«BASTA A CHI NON RISPETTA LE LEGGI DELLO STATO»
L'assessore regionale Ciambetti protesta con il ministro Gelmini
MOGLIANO - “Quanto accaduto al liceo “Berto” di Mogliano Veneto è un fatto di gravità estrema: che un dirigente scolastico si appelli a norme fasciste del 1924, sorprende e lascia l’amaro in bocca”.
Dura presa di posizione dell’assessore regionale Roberto Ciambetti (nella foto) alla notizia della censura in cui è incappato un insegnante di religione a Mogliano, in provincia di Treviso, al quale è stato sconsigliato dalla dirigente scolastica di portare in classe la bandiera del Veneto e suggerito di evitare di parlare della Serenissima.
“Siamo in presenza – rincara la dose Ciambetti – non solo di un atteggiamento di insopportabile spregio della nostra storia, ma anche di ignoranza delle norme nazionali e regionali che disciplinano l’uso contemporaneo delle bandiere della Repubblica italiana, dell’Unione europea e della Regione.
Ho intenzione, quindi, di inviare una nota al Ministro Mariastella Gelmini affinché verifichi questo comportamento e impedisca infuturo il ripetersi di episodi che denotano una profonda ignoranza da parte di chi le leggi dovrebbe non solo conoscerle ma anche insegnarle”.
“Voglio ricordare – prosegue l’assessore – che la bandiera del Veneto è il simbolo ufficiale della Regione e a stabilirlo è una legge approvata in Consiglio regionale. E poiché la Regione del Veneto è parte integrante dello Stato, non rispettare le sue leggi significa non rispettare le norme stesse della Repubblica Italiana.
La bandiera con il leone marciano ci rappresenta tutti ed è presente nelle sedi istituzionali e nei luoghi della democrazia: se la si espone all’esterno degli edifici pubblici, comprese le scuole, lasciarla fuori dalle aule scolastiche è segno di protervia ideologica e di ignoranza”.
“Quanto, infine, al consiglio di evitare di trattare la storia della Repubblica Serenissima – conclude Ciambetti – ciò è, a dir poco, scandaloso. La miglior risposta a questo atteggiamento inconcepibile è proprio nelle parole che l’insegnante di religione censurato ha detto alla stampa: ‘Desideriamo una società aperta, tollerante e pluralista, ma se non riusciamo a esserlo neppure con la nostra storia, mi chiedo come potremmo esserlo, domani, con chi davvero proviene da altre culture’.
Una frase che colpisce per onestà intellettuale e forza morale”.