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30 dicembre 2024

Treviso

VIRUS DEL NILO, DECEDUTA UN’ANZIANA

Due pazienti ricoverati: uno ha contratto il virus a seguito di un trapianto. Situazione sotto controllo assicura l’Ulss 9

| Laura Tuveri |

| Laura Tuveri |

VIRUS DEL NILO, DECEDUTA UN’ANZIANA

TREVISO - Virus del Nilo: è deceduta stamane, lunedì 12 settembre, la paziente novantenne ricoverata in terapia intensiva che aveva contratto il virus. I sanitari dell’Ulss 9, in testa il direttore generale dell’azienda sanitaria trevigiana, Claudio Dario, invitano la popolazione ad essere tranquilli.

Il virus trasmesso dalle zanzare non è affatto pericoloso e chi lo contrae presenta i sintomi di una comune influenza. Potrebbe essere letale solo se presoda persone molto anziane, ottantenni e novantenni, o da persone immunocompresse, per esempio pazienti che hanno subito un trapianto.

E’ il caso della terza persona ricoverata Ca’ Foncello di Treviso. Il paziente è attualmente ricoverato in terapia intensiva. Ad oggi, dopo il decesso dell’anziana signora, rimangono ricoverati due pazienti contagiati dal Virus del Nilo: un uomo ottantaquattrenne che mostra continui segni di miglioramento e appunto il paziente di mezza età affetto da doppia grave malattia metabolica cronica e immunocompromesso per il quale si è reso necessario il trapianto i rene.

Dopo le incertezze dei giorni scorsi, il paziente a scopo precauzionale da sabato era trattato con farmaci antivirali, ora è certo ha contratto il virus a seguito del trapianto è che la sua condizione è critica solo a causa della sua già compromessa situazione di salute che ha reso necessario il trapianto.

Gli accurati accertamenti eseguiti per prassi secondo i protocolli nazionali e regionali prima di effettuare l’espianto degli organi sulla donatrice di origine trevigiana di poco più di 50 anni, che non ha donato solo a donato il rene che è stato trapiantato al paziente che si trova ora ricoverato in terapia intensiva, ma anche l’altro rene, il fegato, il cuore e un polmone, erano risultati tutti negativi comprese le indagini di biologia molecolare per la diagnostica del Virus del Nilo.

Ora le indagini sono state completate anche dal Centro nazionale trapianti diretto dal dott. Alessandro Nanni Costa che ha reso noto che le cause di trasmissione del virus sono dovute al trapianto e che i centri che hanno eseguito gli esami preparatori al trapianto sono stati eseguiti correttamente e che neppure indagini più sofisticate che richiedono maggior tempo, oltre le 72 ore richiesti per gli esami di prassi, hanno riscontrato la presenza di virus.

Si è venuti a capo del problema solo analizzando le condizioni di salute degli altri quattro trapiantati che è stato possibile accertare l’origine della trasmissione del virus.: fortunatamente uno solo presenta i sintomi del virus, peraltro in forma lieve. Come mai allora non si è scoperto il virus nella genorosa donatrice? Perché la donna aveva sì contratto il virus tramite puntura d’insetti, ma aveva anche sviluppato gli anticorpi che le avevano consentito di superare l’infezione senza neppure accorgersi di averla e, soprattutto, senza possibilità di rintracciare il virus neppure con le più sofisticate indagini.

Indagini che sono ancor più scrupolose in donatori che provengono da zone a rischio come il Veneto, il Ferrarese e il Mantovano. Un appello a star tranquilli è giunto anche dal dr. Giovan Battista Gajo, direttore del Centro trasfusionale dell’Ulss 9 di Treviso che invita i donatori della Marca a donare regolarmente, visto che di sangue c’è sempre bisogno, soprattutto nel periodo estivo. Come sempre accade nelle province in cui si segnalano casi di questo tipo, scatta infatti automaticamente (come da disposizioni della Regione Veneto) un test supplementare per i donatori di sangue.

“I cittadini possono stare tranquilli e i donatori possono donare regolarmente Ci troviamo in una situazione per la quale esistono già tutti i protocolli per la sorveglianza sulle trasfusioni e per i test sui donatori, emanati dal Centro Nazionale sangue e dalla Regione Veneto tramite il Crat (Centro regionale attività trasfusionali). Sono protocolli che garantiscono la sicurezza” ha sottolineato Gajo.

 


| modificato il:

Laura Tuveri

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