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18 settembre 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

Sommerso di peluche e lettere d’amore

Enrico Nadai, divo di X-Factor, tra popolarità e interrogazioni (d’inglese)

| Andrea De Polo |

| Andrea De Polo |

Sommerso di peluche e lettere d’amore

Enrico Nadai in concerto

FARRA DI SOLIGO - A 17 anni ha già vinto “Io Canto”, è approdato alla fase finale di X-Factor, e ha 100 mila followers su Twitter. Le fans inondano la sua casa di Soligo di peluche e lettere d’amore, i genitori sono stati costretti a togliere il numero di telefono perché squillava di continuo. C’è chi farebbe follie per incontrarlo, abbracciarlo, fare una foto con lui. Quando lo chiamiamo, però, Enrico Nadai, leader dei FreeBoys, è appena tornato da una paninoteca di Pieve con un suo amico. Non è preoccupato per il prossimo concerto, ma per l’interrogazione (di inglese) del giorno dopo. «Anche se sono spesso in viaggio, continuo ad andare a scuola. Frequento il liceo artistico, indirizzo multimediale, a Vittorio Veneto. Sveglia alle 6 come tutte le mattine: vado a scuola in corriera». Enrico parla bene. Misurato. E fa capire che dietro il successo c’è soprattutto tanto lavoro.

 

Appena uscito da X-Factor le fans ti assediavano, ora riesci ad avere una vita normale?

«Ogni tanto mi riconoscono, ma qui non vengono a chiedermi foto o autografi. In altre città succede più spesso. Io, per carattere, sono tranquillo, e un po’ solitario, quasi fuggitivo. Certo, la mia vita è diversa da quella dei miei coetanei, sono girovago, ma è il bello di questa carriera».

 

Sei il leader di una boy band che a X-Factor è stata molto criticata, perché? «C’è un pregiudizio verso le boy band. Spesso non abbiamo ricevuto critiche, ma insulti. Eppure chi è edotto in campo musicale ci ha sostenuti, ha riconosciuto la nostra preparazione. Non possiamo piacere a tutti, e forse in Italia siamo un po’esterofili, non apprezziamo quello che abbiamo in casa. Come il caso dei tre ragazzi della band “Il Volo”, riempiono gli stadi all’estero ma qui sono criticati e poco conosciuti». Ma tu li ascolti gli One-Direction, la boy band più famosa del momento? «Sono un fenomeno da studiare, quindi li ascolto, anche se non sono proprio un loro fan. Sono cinque ragazzi preparati, e meritano il loro successo. Avere chi ti contesta forse è il prezzo da pagare per essere un artista, e un artista in quanto tale non può sempre piacere a tutti».

I Freeboys

Che formazione musicale hai?

«Mi documento su tutto, ora per esempio sto ascoltando molto i Simple Minds e la musica anni Ottanta. Sono però un appassionato di musica classica, mi hanno iniziato i miei genitori. Da piccolo ai concerti mi addormentavo, ora invece l’ascolto con passione, anche se la musica che faccio io è diversa. In ambito canoro ho lavorato molto, non si smette mai di imparare. La fortuna è coltivare degli interessi, essere preparati e aggiornati, sennò non si emerge. Ho ascoltato un’intervista di Sgarbi: la cultura artistica se l’è fatta personalmente, studiando anche al di fuori della scuola, inseguendo le sue passioni. Sono d’accordo con questa filosofia».

 

E se non ce la facessi?

«Il sogno è fare il cantante a tempo pieno (un mio amico dice che lo sto facendo…a tempo perso). Vorrei creare musica. Ma non si sa cosa riserva la vita, anche per artisti affermati le cose cambiano in maniera repentina di giorno in giorno. Ecco, se non dovessi cantare, realizzare video sarebbe un’alternativa interessante, in fondo sto seguendo l’indirizzo multimediale».

 

Su Facebook e Twitter chi risponde alle migliaia di messaggi delle fans?

«Di solito rispondo io, personalmente. Cerco di vivere la mia vita tranquillamente, anche se ora ci sono moltissime persone che si interessano a quello che faccio».

 

A X-Factor Enrico, minorenne, non poteva restare in video dopo la mezzanotte, e in un paio di occasioni gli è saltata la diretta. Finita questa intervista, invece, è andato a ripassare inglese: «Dormo troppo poco, la mattina è dura svegliarsi alle 6». Anche se sei una star. Che prende la corriera da Farra a Vittorio Veneto per andare a scuola.

Enrico con i nonni

 



Andrea De Polo

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