Non passiamo mai di moda
Umberto Incisa di Camerana racconta il Multinational CIMIC Group
| Julia Gardiner |
MOTTA DI LIVENZA – Sostiene sorridendo di esser praticamente “nato in caserma” il Colonnello Umberto Incisa di Camerana, in un’epoca diversa (era il 1969) quando la caserma era vissuta 24 ore su 24 anche dai familiari dei militari. E lui, figlio di quel Bonifazio Incisa di Camerana che sarebbe poi divenuto Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, a 16 anni decide di conoscere meglio il mondo militare che tanto gli piace entrando alla scuola militare della Nunziatella a Napoli. L’esperienza sarà così positiva da decidere di intraprendere la carriera militare, carriera che lo ha portato in giro per il mondo e, a coronamento di 15 anni di impegno nella cooperazione civile-militare, ad assumere il comando del Multinational CIMICGroup di Motta di Livenza.
Sì perché a fine anni ’90 la NATO ha ritenuto necessario dotarsi di una componente di Cooperazione Civile-Militare (CIMIC) per interfacciarsi con l’ambiente civile e favorire il successo delle missioni. I conflitti degli ultimi anni si sono caratterizzati da un panorama molto più complesso per il forte coinvolgimento della popolazione civile e ciò ha provocato il massiccio afflusso, nell’area delle operazioni, di personale appartenente a Organizzazioni Internazionali, Governative e Non Governative, col quale la componente militare deve confrontarsi e coordinarsi per l’assolvimento della missione. Scopi fondamentali della componente CIMIC sono appunto quelli di stabilire e mantenere una rete di rapporti con gli attori locali, supportando la missione, oltre gli attori civili e il loro ambiente.
Ora che, dopo due anni, sta per lasciare Motta di Livenza, per Incisa di Camerana è il tempo dei bilanci. “Nati nel 2002, siamo un reggimento atipico, molto operativo ed in continua evoluzione, possiamo dire che costruiamo il futuro su solide fondamenta, attenti a far sì che le esperienze maturate servano a migliorarci – chiarisce subito Incisa di Camerana – in questi due anni abbiamo operato in strettissimo contatto con il comando nato di Brunssum e incrementato l’attività legate all’aggiornamento della dottrina NATO relativa alla cooperazione civile-militare. Al momento all’estero partecipiamo a tutte le missioni della NATO, dell’Unione Europea e dell’ONU e in Italia abbiamo un plotone impegnato a Vicenza nell’operazione Strade Sicure”.
Le esperienze acquisite (meglio, le lessons learned, come le chiamano in questo lembo di pianura trevigiana, dove, in un contesto davvero multinazionale, la lingua “ufficiale” è l’inglese) sono davvero importanti, al punto che il personale viene periodicamente inviato nei teatri operativi a toccare con mano quello che qui si insegna a civili e militari: “non siamo una scuola, ma la parte formativa è importante e ci chiedono sempre più spesso di inviare istruttori in paesi come Tunisia, Ucraina, Azerbaigian e Libano. Persino il Giappone ci ha contattati e questo è il segnale che abbiamo lavorato bene in questi anni – spiega il Comandante – ma ciò significa anche un carico di lavoro importante e la necessità di investire sul personale e selezionarlo al meglio”.
“Il CIMIC non passerà mai di moda, specie nella «versione italiana» perché è uno strumento importantissimo – prosegue Incisa di Camerana – la nostra è una modalità di coniugare la funzione di cooperazione civile-militare diversa: poniamo molta attenzione alla verifica delle esigenze della popolazione locale e, pur avendo budget di gran lunga inferiori a paesi come Stati Uniti e Germania, abbiamo l’orgoglio di impegnare al meglio le risorse, privilegiando la costruzione di piccoli progetti ragionevoli e utili piuttosto che opere finalizzate ad un ampio ritorno d’immagine in Italia”. Meno cattedrali nel deserto, quindi, ma preferenza a piccoli progetti che garantiscano una maggiore efficienza in termini di stabilizzazione delle aree di conflitto e che allevino i disagi della popolazione. L’orizzonte temporale di chi opera per un progetto CIMIC è mediamente sei mesi, quindi ci si concentra in genere sui bisogni primari come l’acqua o l’istruzione. “Possiamo dire con orgoglio che diamo un contributo significativo allo sviluppo economico delle piccole realtà locali, dai Balcani all’Africa al Medio Oriente e, da qualche tempo, anche nel Mediterraneo del Sud nell’ambito dell’impegno dell’Unione Europea”.
Ricostruzione e sviluppo delle aree sconvolte dai conflitti, quindi, sono la quotidianità di un reparto che, nato nella sede di un reggimento del Genio, rimane ancora oggi sotto la guida del Comando del Genio: “per noi è la casa madre e resterà tale, nonostante col tempo la dottrina sia mutata e ci siamo un po’ svincolati dal Genio” chiarisce Incisa di Camerana, mentre aspetta che il Generale Pietro Tornabene, Comandante dell’Arma del Genio, arrivi a suggellare il passaggio di consegne con chi gli subentrerà nell’incarico. “Festeggerò i miei trent’anni di carriera a Modena, casa di tutti gli ufficiali, ma mi porterò nel cuore la Marca trevigiana, visto che a Vittorio Veneto sono nato e qui mi sono sposato l’anno scorso – chiude il Colonnello – contento del bellissimo rapporto con la popolazione, le autorità religiose, i Sindaci e il Prefetto: un territorio del quale siamo parte integrante e con il quale abbiamo intrapreso un cammino di splendida collaborazione”.