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18 aprile 2024

Treviso

OPERAZIONE DAKAR, UN ARRESTO PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA

Le Fiamme gialle trevigiane hanno smascherato un imprenditore bergamasco che trasferiava all'estero società fallite

| Laura Tuveri |

| Laura Tuveri |

OPERAZIONE DAKAR, UN ARRESTO PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA

Treviso - Un arresto e tre persone indagate per bancarotta fraudolenta. E' il frutto dell'operazione "Dakar" messa a segno dalla Guardia di Finanza Treviso. Le indagini sono scattate analizzando la situazione finanziaria di una cosiddetta bed company. Gli uomini del nucleo di Polizia tributaria – Sezione tutela economia – comando provinciale della Guardia di Finanza di Treviso visto l'evolversi dell'assetto societario dell’azienda, che nel giro di otto mesi aveva cambiato ben tre amministratori, aveva subito intuito che sotto sotto c’era del marcio, che alcune società sull’orlo del fallimento, si trasferivano all’estero per non dover pagare gli ignari creditori.

L'ultimo amministratore era stato alla guida della società per soli ventuno giorni, ma aveva trasferito otto società in Senegal. L'operazione ha dunque consentito di mettere le manette ai polsi di Luca Bertoli (in foto) un imprenditore 42enne di Telgate (BG). “Costui aveva collezionato un'inquietante catena di "cadaveri" societari dietro di sé e in appena 5 anni si era specializzato nell'acquisizione, tra la Lombardia e il Veneto, di aziende decotte finanziariamente che poi andavano a cessare la loro attività in Senegal. L'imprenditore lombardo interveniva "in soccorso" agli amministratori delle società oramai sul punto di fallire e "curava" il trasferimento della sede dell'impresa dall'Italia in Africa, meta preferita Dakar in Senegal” ha spiegato il comandante del nucleo di polizia tributaria, ten. col. Giancarlo Caggegi.

Questo collaudato meccanismo probabilmente sarebbe andato avanti ancora per diverso tempo se non fossero prontamente intervenuti a interrompere l'illecita attività gli uomini delle Fiamme Gialle. Gli accertamenti sono partiti dalla delega d'indagine del sostituto procuratore, Claudio Pinto, che ha coordinato nelle varie fasi del procedimento le investigazioni, nell'ambito di un fascicolo processuale concernente un'impresa trevigiana, fallita nell'agosto del 2007.

I tre amministratori, tutti indagati nell'imminenza del fallimento anziché preoccuparsi delle sorti dell'azienda si erano premuniti di far "sparire" i beni custoditi nel magazzino aziendale e la documentazione amministrativo contabile. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini condotte dai finanzieri - e coordinate magistrato – il valore della merce sottratta alle legittime pretese degli sventurati creditori ammonta ad oltre 1,4 milioni di Euro. Stessa sorte hanno subito anche due autoveicoli (una Mercedes SL 500 del valore di oltre 70 mila euro e un furgone Citroen Jumper), e disponibilità finanziarie per quasi 100 mila euro, tra titoli di credito e contante.

I tre imprenditori, sempre secondo la tesi dell'accusa, non avevano lasciato nulla al caso, in quanto attraverso il determinante apporto di Bertoli al fine di realizzare il loro disegno criminale, si erano anche preoccupati di distruggere la contabilità della società in modo da impedire, a posteriori, la ricostruzione delle movimentazioni contabili. I documenti e i beni societari, infatti, nel trasferimento della sede della impresa dall'Italia al Senegal si sarebbero volatilizzati.

Con riguardo agli elementi acquisiti nel corso delle indagini a carico degli indagati è emersa la metodica spoliazione della società fallita attuata dal vero dominus della società L.S., imprenditore padovano e residente nel trevigiano – di anni 48, tramite l'interposizione "di facciata" di due prestanomi S.B.- padovano di anni 58 - e L.B, che si sono succeduti alla guida della società.

Le indagini hanno consentito di stabilire anche i compensi percepiti dalle due "teste di legno" che hanno avuto la funzione di "schermo" dietro il quale operava in totale autonomia L.S.. Infatti, S.B. avrebbe percepito una somma mensile di 2.000 euro mentre L.B., avrebbe percepito un compenso una tantum di 60 mila euro - per solo 21 giorni di attività lavorativa. Il laborioso settaccio degli elementi acquisiti nel corso degli accertamenti, con riferimento al trasferimento della società trevigiana all'estero, consentiva ai finanzieri di intravedere ulteriori scenari investigativi, infatti, emergeva la singolare circostanza che vedeva l’imprenditore bergamasco avere un ruolo attivo nella gestione, seppur breve, di diverse società del Nord Italia finalizzato unicamente al trasferimento della sede all'estero.

Otto le ditte che risultano partite dalle seguenti località con meta finale Senegal, due anche venete, le altre lombarde. Il gip presso il Tribunale di Treviso, Gianluigi Zulian, ha emettesso l'ordinanza di custodia cautelare per il Bertoli. Ora l’uomo si trova agli arresti presso la Casa circondariale di Bergamo . L'operazione svolta dalla Guardia di Finanza di Treviso si inquadra nel più ampio contesto di attività a salvaguardia del libero mercato della concorrenza e a tutela degli imprenditori che operano in modo lecito ed onesto.

 

In foto: Luca Bertoli, l'imprenditore bergamasco arrestato e un momento della conferenza stampa della Guardia di Finanza

 


| modificato il:

Laura Tuveri

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