I profughi chiedono aiuto. I cittadini si spaventano
Il sindaco incontra i residenti, e assicura: "La Prefettura allontanerà i rivoltosi"
VITTORIO VENETO - Fanno paura. I ragazzi ospiti del Ceis di Serravalle, nonostante non si siano mai resi protagonisti di episodi criminosi, pare spaventino un sacco i cittadini. Sarà la pelle scura, saranno i vestiti di seconda mano, o l'espressione triste e rassegnata sul volto. Ma che passeggino lungo le strade, che giochino a calcetto o che stiano seduti su una panchina, pare terrorizzino i residenti.
L'amara e sconcertante verità è emersa ieri sera, durante un incontro tra il sindaco, i cittadini spaventati e alcuni esponenti di estrema destra e della Lega Nord. In seguito alla protesta attuata mercoledì scorso dai ragazzi del Ceis - che per mezz'ora si sono riversati in strada chiedendo documenti e rispetto - il sindaco Roberto Tonon ha programmato un incontro per sentire le ragioni non di chi ha manifestato una situazione di disagio con un "Aiutateci, stiamo soffrendo" a caratteri cubitali, ma di chi si è infuriato per le conseguenze sul traffico di tale protesta.
Presenti all'incontro, tenutosi ieri alle 19, il sindaco Tonon, l'assessore Barbara De Nardi e il vicesindaco Alessandro Turchetto. Ha preso la parola anche l'ex sindaco Gianatonio Da Re: "Subito un'ordinanza di sgombero". E mentre Turchetto ha elogiato l'ottimo sistema di sorveglianza della città, Tonon ha assicurato ai cittadini che i fautori della protesta saranno cacciati e che la Prefettura si è già attivata per l'allontanamento.
Nessuno, però, ha rassicurato i residenti sul fatto che non ci sia nulla di cui aver paura. "Abbiamo fatto notare - riferisce l'assessore De Nardi - che non c'è stato alcun aumento della microcriminalità da quando i profughi sono in città". Tradotto: non hanno mai dato problemi. Non hanno mai picchiato né insultato nessuno, non hanno rubato, non hanno sconvolto l'ordine pubblico né minacciato di farlo.
Eppure - per qualche oscuro motivo - fanno talmente paura da impedire alla signora Rosa di uscire di casa la sera e al signor Mario di lasciare che i figli se ne vadano a spasso da soli, solo per citare alcune delle assurde preoccupazioni che aleggiano in città. Spesso, si generalizza: se un marocchino scatena una rissa "tutti gli extracomunitari sono violenti". Ma, in questo caso, non si tratta di generalizzare - mai un profugo in città, nè in provincia, si è negativamente distinto - ma di creare. Dal nulla. Di concepire preoccupazioni vane, tanto prive di fondamento quanto sature di preconcetti. Tanto illogiche quanto dannose.
Ed è questo il vero (nonché unico) pericolo.