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01 settembre 2024

Vittorio Veneto

Via Scipione l’Africano?

Quanto dice la toponomastica della nostra storia cittadina, che ha a che fare coi punici, ma soprattutto coi romani

| Michele Bastanzetti |

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| Michele Bastanzetti |

vittorio veneto

VITTORIO VENETO - Nei primi anni 60 il Sindaco Uliana nell’accingersi a rinfrescare la toponomastica cittadina elogiava monsignor Maschietto per un suo libro sul perché e percome dei nomi delle strade vittoriesi. E’ un testo sorprendente ed istruttivo; la toponomastica è immediato riflesso di eventi cruciali e del cangiante sentire di una comunità. Questo neo-battesimo viario accadde anche durante il fascismo cui i vittoriesi compreso il clero, come noto, diedero adesione quasi plebiscitaria.

 

Di seguito, alcuni esempi di come la targa di una via, oltre il semplice ricordo d’un evento, serva a pubblicizzare un pensiero che talora si tramuta in propaganda. Delle seguenti informazioni ringrazio Ido Da Ros, inesausto custode di storia cittadina. Via Rizzarda diventò via 28 Ottobre (Marcia su Roma), piazza Medaglie d’Oro fu piazza Giulio Cesare, via Arnaldo Mussolini, viale del Littorio, calle dell’Adunata (che, caso di beffarda metamorfosi, in origine era Cal dei Mus), eccetera. Ben poche han superato indenni il crollo del regime. Resistette viale Trento e Trieste, che era viale della Stazione, e via Roma già via Riva, quella del famoso: “Vién zo Saravàl co’ tute ‘e so musse”. C’è poi il caso che ispira questo articolo. Davanti Casa Pater corre la rasserenante via Fogazzaro; così chiamata nel dopoguerra dopo aver gonfiato il petto con orgoglio come VIA SCIPIONE L’AFRICANO.

 

La guerresca scritta, pur sbiadita, è ancora lì dopo quasi un secolo, incrocio via Virgilio. Tale resistenza ad ogni tempo meriterebbe un restauro, come unico toponimo a caratteri originali del Ventennio e perché istruttivo. A motivare la ripittura non sarebbe nostalgica apologia fascista ma la salvaguardia d’un lacerto del passato cittadino. Che poi, anche se il Dux se ne appropriò per i suoi deliri imperiali, Scipione l’Africano schiacciando i cartaginesi a Zama non solo consegnò a Roma il ruolo di superpotenza ma diede precisa rotta all’intero destino dei popoli mediterranei ed europei. E’ quindi personaggio cardine dell’intero albero genealogico continentale. Ma più di questo apartitico argomento, forse a convincere la giunta potrebbe essere il pragmatismo con cui i romani risolsero la minaccia dell’invasione nordafricana dell’Italia, elefanti d’Annibale inclusi. Il salvin-meloniano “blocco navale”, al confronto è una barzelletta. Non c’è comunque da temere l’emulazione perché… no ghe n’è pì de romani de ‘na ‘olta, quando eravamo i padroni del mondo.

 


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