Scuola: la grande incognita degli insegnanti di sostegno
Una figura professionale di primaria importanza ma da sempre trascurata negli stanziamenti delle risorse
TREVISO - Domani, su piattaforma on line dovrebbero essere chiamati i supplenti anche per la scuola trevigiana. Il condizionale è d’obbligo. Una certezza - ma non di quelle che fanno ben sperare - è piuttosto la nomina degli insegnanti di sostegno. Il loro ruolo è fondamentale, la loro mansione delicata. Servono competenze maturate dopo studi e tirocini: non chiunque può occuparsi in classe di persone con disabilità, gravi o meno gravi che siano.
E infatti anche quest’anno, a Treviso come nel resto d’Italia, i supplenti per il sostegno verranno attinti alle graduatorie incrociate: insegnanti non specializzati verranno incaricati di seguire il percorso di bambini e ragazzi con handicap. La penuria di docenti con la specializzazione per il sostegno è causata chiaramente dall’investimento sempre insufficiente da parte del ministero dell’Istruzione: lo scorso anno sono stati 14.000 i posti concessi alle università per i percorsi di formazione al sostegno; peccato che il fabbisogno fosse di 70.000 e passa; e quest’anno forse di più ancora.
La prof.ssa Belinda Vincenzi ha lavorato per venti anni nel sostegno e da due è passata su posto comune, il percorso inverso rispetto a molti docenti che cominciano la loro carriera occupandosi di handicap. “L’aspetto terrificante e puntualmente sottovalutato sta nell’assegnare a docenti privi delle necessarie competenze anche i casi di disabilità grave che non sanno da che parte prendere. Altro discorso per le situazioni di handicap motorio o cognitivo lieve. Potrebbe anche andare bene di affidarsi a professori non specializzati, a patto però che il docente referente per il sostegno di ogni plesso svolgesse davvero un tutoraggio. Altrimenti è improvvisazione pura.