SGUARDO SUL MONDO - La didattica (a distanza) della Disparità
Oggi, è la "Giornata universale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza"
ESTERI - Per molti (neanche tanto) ma non per tutti. La Didattica della pandemia - quella a distanza – più che dispensare sapere e conoscenze sta incrementando le disuguaglianze e le ingiustizie, ad ogni latitudine. Nella Giornata universale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che si celebra oggi 20 novembre, è bene riflettere sul diritto “negato” all’istruzione. Lo dice il recentissimo Rapporto di Unesco Unicef e Banca mondiale, nel quale si dà conto di una inchiesta sull’efficacia degli interventi educativi nel periodo giugno-ottobre. Su un campione di 150 Stati, “gli scolari dei Paesi a reddito basso e medio-basso hanno già perso quasi quattro mesi di scuola dall'inizio della pandemia, rispetto alle sei settimane perse nei Paesi ad alto reddito. Un gap che tenderà inevitabilmente ad aumentare se è vero, come è vero, che gran parte dei Paesi più poveri non è nelle condizioni neanche di ipotizzare una data di riapertura della scuola.
Più grave ancora – riferisce il Rapporto – è l’insuccesso su tutti i fronti della didattica a distanza negli Stati a reddito basso o medio-basso; prova ne è che i giorni di DaD non vengono nemmeno considerati tempo-scuola, a differenza di quanto avviene nei tre quarti dei Paesi a livello globale. Più del 90% dei Paesi ricchi ha stabilito di continuare la didattica anche durante la chiusura delle scuole, mentre in quelli a basso reddito ci si ferma sotto il 40%. L’ accesso a Internet a costi agevolati o gratuitamente è stato facilitato al novanta per cento ma a fare la differenza risulta ancora una volta la variabilità nella copertura della rete. Sempre nelle periferie del mondo accade che l’andamento dell’apprendimento dei bambini non venga tenuto per niente sotto controllo e i fondi destinati per l’impiego dei dispositivi di protezione individuale per studenti e personale scolastico siano irrisori e le norme igieniche ignorate, così come il distanziamento sociale. Insomma: presupposti ed effetti della disparità ci sono tutti.
Per Robert Jenkins, capo dei programmi di istruzione dell'UNICEF: “Non abbiamo bisogno di guardare lontano per constatare la devastazione che la pandemia sta provocando sull'istruzione dei bambini in tutto il mondo. Nei paesi a reddito basso e medio-basso, questa devastazione è amplificata dal fatto che l'accesso limitato alla didattica a distanza, i maggiori rischi di tagli ai bilanci nazionali per l'istruzione e il ritardo nei piani di riapertura hanno vanificato ogni possibilità di normalità per i bambini in età scolare. Ora è fondamentale dare la massima priorità alla riapertura delle scuole e fornire le indispensabili opportunità di recupero per la didattica non svolta”. Paolo Ciani, della Comunità di Sant’Egidio, sottolinea invece come “in questo tempo di pandemia che sta acuendo le disparità, alcuni bambini tra cui disabili, giovani senza mezzi, ragazzi in precarietà abitativa o nei campi Rom, i tanti nuovi italiani in situazioni di indigenza, per arrivare ai Bes, non hanno le stesse opportunità: evitiamo che la crisi crei studenti di serie B”.