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16 aprile 2024

Treviso

Si può tornare in presenza alle superiori, ma i sindacati sono cauti

Il Cts ha dato il via libera alla riapertura dei licei. In Veneto si tornerà sui banchi il 1 febbraio. "Servirebbe un piano vaccinale prioritario per la scuola"

| Roberto Grigoletto |

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scuola

TREVISO - Lo ha dichiarato senza perifrasi o distinguo il Comitato tecnico scientifico: la scuola superiore può tornare ad essere frequentata, di persona. Agostino Miozzo, il coordinatore non nega l’evidenza di una pandemia che non accenna ad arrestarsi. Tuttavia il rischio di contagio nella scuola che rispetta i protocolli è basso. Non si paventano pericoli per la salute. Se non quella psicologica: “Studi internazionali evidenziano gravi danni nei ragazzi in termini di apprendimento. Si vengono a creare dei buchi neri in formazione, esperienza, socializzazione” – ha avvertito dalle colonne del “Corriere della Sera”. Se i Governatori non permetteranno il rientro al 75 o al 50 per cento, dovranno assumersene la responsabilità. In Veneto la riapertura di licei e istituti tecnici è in calendario il primo febbraio.

Nella Marca rimangono tuttora scettici i sindacati della scuola. “Quello che sta accadendo è paradossale: sulla scuola è in atto un braccio di ferro fra il governo e Regioni che non si basa sui dati, ma su interpretazioni, mentre la scuola è oggetto di una battaglia puramente ideologica. Il risultato è un continuo avvicendarsi di provvedimenti e di pareri contrastanti fra loro che creano incertezza e disagio” – attacca Lorella Benvegnù, segretaria generale della Cisl Scuola Belluno Treviso.“Non è possibile che gli stessi identici dati portino il CTS a dire che le scuole sono sicure e le Regioni a tenerle chiuse, oltretutto agendo in ordine sparso indipendentemente dal colore delle zone. Ad esempio: Bolzano è zona rossa, ma ha riaperto le scuole superiori almeno al 50% dei ragazzi, il Veneto è zona arancione ma i ragazzi delle superiori saranno a casa fino al 1° febbraio. Per la Cisl è necessario che si faccia chiarezza- E se la scuola è servizio essenziale – è la conclusione - si proceda di conseguenza, con un piano vaccinale che dia priorità al mondo scolastico.

Rincara la dose la Cgil con Marco Moretti: “Occorre intervenire per riparare ai danni che la pandemia continua a produrre su inclusione scolastica e processi di apprendimento. La situazione è arrivata al limite se non oltre; si faccia chiarezza sui dati dei contagi nelle scuole o si dica che non è possibile farlo; la responsabilità della confusione è, in primo luogo, del governo che ha adottato norme che consentono alle Regioni di intervenire, con le ordinanze regionali, persino sulla didattica”. Per la Flc non si può pensare ad aperture indiscriminate delle scuole senza assolute garanzie di sicurezza e valide misure di prevenzione per la salute e l'incolumità di studenti e lavoratori: occorre individuare – spiega Moretti - una corsia preferenziale per l'effettuazione dei tamponi e dei tracciamenti; inserire il personale della scuola nel piano vaccinale nazionale; trovare risposte adeguate e omogenee per il sistema dei trasporti; garantire una fornitura adeguata dei dispositivi di protezione; rivedere per aggiornare i protocolli sulla sicurezza.

Non meno preoccupato lo Snals guidato da Salvatore Auci: “La riapertura deve avvenire in sicurezza per quanto riguarda i mezzi di trasporto, ma non basta. La sicurezza deve esserci anche all'interno delle scuole e principalmente nelle classi. Le classi non dovranno contenere più del 50% degli alunni che normalmente accolgono, perché considerare soltanto la distanza di un metro dalle rime buccali non è più accettabile. Mi chiedo se gli studi sui droplet in Italia siano considerati oppure no”. Quella di Auci è anche una provocazione, per far riflettere un po’ tutti: “Perché in un negozio di grandezza pari agli stessi metri quadri di una classe può essere ammesso soltanto un paio di clienti per volta mentre in classe - con il 50 o 75 per cento -di alunni ne stipiamo per cinque ore al giorno tra i 15 e i 22?

 


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