"Stabilisce la Regione chi sottoporre a tampone". Risposta del Sisp ai docenti
L'Ulss 2 si appella alle linee guida regionali. Al Servizio igiene e sanità poi non risultano richieste inevase di didattica a distanza per bambini immunodepressi o con altre patologie.
TREVISO - Il “Sisp” è il servizio igiene e sanità pubblica dell’ulss. Lo abbiamo interpellato dopo aver raccontato, nei giorni scorsi, la storia di Piera, la professoressa impegnata per un paio di pomeriggi alla settimana a tenere i laboratori in presenza nell’istituto superiore di Castelfranco dove insegna. Mercoledì dell’altra settimana una studentessa era stata riscontrata positiva al Covid. L’indomani tampone per l’intera classe al nuovo Covid-point della città del Giorgione. Tutti gli studenti (un altro è risultato contagiato) ma non Piera, né la collega né i tecnici di laboratorio. Eppure a contatto con i due studenti si sono stati per tutto il tempo della scuola anche i docenti. Che ne sono venuti a conoscenza davvero per caso. Un episodio (confidando che “episodico” lo sia sul serio) che ha del paradossale.
Perché tampone agli studenti sì e agli insegnanti no? Chi decide e come? “Per decidere il provvedimento da adottare per il gruppo classe e per gli insegnanti, il referente covid del Dipartimento di Prevenzione si rapporta con il referente covid della scuola e svolge un'indagine epidemiologica” – ci risponde il Sisp. Viene quindi definito il periodo da prendere in esame, prendendo in considerazione le attività svolte nell’arco di tempo stabilito. “In merito al coinvolgimento degli insegnanti nell'isolamento domiciliare o nell'automonitoraggio, la valutazione tiene conto di vari fattori, quali l'età degli alunni (un insegnante della scuola dell'infanzia ha contatti più ravvicinati rispetto ad un insegnante delle superiori), il tempo di permanenza in classe, la tipologia di materia insegnata, l'utilizzo di laboratori. Particolare attenzione viene infine riservata al rapporto tra insegnante di sostegno, alunno assistito e gruppo classe”. La procedura da seguire – spiega il Servizio igiene e sanità pubblica dell’ulss 2 – è quella stabilita dalle linee di indirizzo della Regione Veneto e pubblicate il 2 ottobre scorso, dove si legge che “in presenza di un caso confermato di Covid-19 nel contesto scolastico, il “Referente COVID-19 della Scuola” comunica al “Referente Scuola del dell’Ulss, i contatti scolastici del caso da 48 ore prima a 14 giorni dopo l’inizio dei sintomi nel caso confermato (o, se il caso è asintomatico, da 48 ore prima a 14 giorni dopo la data dell’esecuzione del test risultato positivo), comprese eventuali attività pre o post scuola che il SISP provvederà a valutare in funzione del rischio e del rispetto delle misure di prevenzione”. Spetta quindi all’Ulss decidere chi inviare al tampone e chi no.
Altra questione ma che coinvolge sempre il Sisp è la declinazione di quanto stabilito dall’ ordinanza del23 ottobre del Miur sulla erogazione della didattica digitale integrata per bambini di elementari e medie con patologie oppure immunodepressi. Per poter fare lezione da casa però il medico di base, d’accordo per l’appunto con l’Ulss, deve produrre il documento necessario alla scuola degli alunni interessati per potersi attivare. Peccato che – hanno raccontato al nostro giornale alcuni genitori – niente e nessuno si sia mosso sinora. “Nemmeno” – ha testimoniato una mamma, Marina - “è stato risposto alle mail e alle telefonate. Laconica ma eloquente la risposta del Sisp: “Non risulta ci siano situazioni pendenti”.