Tragedia di Pieve di Soligo: "Un litigio finito male"
Il 36enne accusato di omicidio preterintenzionale ha fornito agli inquirenti la sua ricostruzione dei fatti
| Angelo Giordano |
PIEVE DI SOLIGO - Adriano Armelin conosceva il suo assassino: dal carcere, dove si trova fin dal giorno della tragedia in cui è morto l'83 enne ex elettrauto di Pieve di Soligo, il 36enne marocchino ha fornito la sua versione dei fatti.
L’uomo avrebbe suonato alla porta dell’anziano per avere qualche soldo, come faceva ogni tanto. Secondo l’esposizione dell’uomo, il 36enne non voleva uccidere Armelin.
Ma l’anziano è stato ritrovato dal figlio in una pozza si sangue, col cranio fracassato: per questo su di lui pende l’accusa di tentata rapina e omicidio preterintenzionale.
Secondo l’imputato si tratterebbe di un litigio finito male: Armelin sarebbe caduto sbattendo la testa, poi è caduto una seconda volta di faccia. Il 36enne poi è scappato, era tornato sul luogo poco dopo per slegare l’anziano, ma aveva trovato sul posto il figlio.
La ricostruzione conferma come i due si conoscessero e che ogni tanto Armelin dava qualche soldo all’uomo. Gli inquirenti continuano dunque a ricostruire quanto accaduto lo scorso 25 marzo nell’appartamento di via Schiratti.