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28 marzo 2024

Castelfranco

IL WWF CONTRO LE NUTRIE: «CATTURIAMOLE»

Walter Miotto lancia l’allarme sui danni che fanno sugli argini del Muson. Sotto accusa anche il flusso dell’acqua

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Castelfranco – L’unico modo per limitare i danni che fanno agli argini del torrente Muson è metterle in gabbia. A dirlo è il referente castellano del Wwf, Walter Miotto, che sottolinea come le nutrie siano uno dei principali fattori dell’erosione degli argini del corso d’acqua.

«È una questione che va risolta catturando le nutrie con le trappole come stanno facendo in provincia di Padova in altri torrenti – spiega Miotto -. Non è una cosa sicuramente piacevole, ma è necessaria. L’unico modo è quello. È chiaro che poi si creerà il problema di dove metterle. Le lepri e i fagiani in sovrabbondanza nel Parco del Sile, ad esempio, vengono catturati e poi liberati sui campi e quindi presi dai cacciatori, ma la nutria non è cacciabile e quindi bisognerà vedere che cosa farne. Comunque bisogna pensarci seriamente».

Ha fatto il punto sulla situazione del Muson e sui rischi che sta correndo nel corso di un incontro pubblico sul tema tenutosi a Treville. Oltre alle nutrie ci sarebbero altri due fattori che starebbero compromettendo il futuro del torrente cui i castellani sono particolarmente affezionati. Sono la quantità d’acqua che ci viene immessa e la mancanza di alberi.

«Nel Muson viene immessa un quantità d’acqua di dieci volte superiore rispetto a otto anni fa – dice il rappresentante del Wwf -. Da quando cioè il sindaco ha deciso di firmare il protocollo sull’acqua. È stato deviato il percorso dell’Avenale ed è stato cambiato il giro dell’acqua a Castelfranco. Oltre a questo il Musonello ed il Musoncello, che un tempo scendevano per borgo Pieve, ora vanno a finire sul Muson. L’acqua la fanno calare e salire anche quattro volte al mese, le sponde del torrente assorbono come delle spugne e quindi si sgretolano».

E poi gli la questione degli alberi. «Sarebbe il momento – conclude Miotto - che il Genio Civile si decidesse ad autorizzare la piantumazione di alberi autoctoni lungo gli argini, in modo da rinforzarli».

 


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