La Z di Zaia su Vanity Fair
Dal gladiatore (Crowe) al governatore (Zaia): Vanity intervista “il più progressista del centrodestra”
| Emanuela Da Ros |
E dopo Fiorello, Vincent Cassel, Marcell Jacobs, Leonardo di Caprio, il Papa, Russell Crowe, su Vanity Fair arriva Luca Zaia. Quasi un divo da pagina patinata, iconicamente fotografato su sfondo azzurro, dietro una gigantesca Z, che a questo punto - archiviate gli eroi mascherati - non è più appannaggio esclusivo di Zorro.
Peraltro il passaggio del testimone della popolarità dal gladiatore (Crowe) al governatore (Zaia) sembra quasi naturale, scivola che è un piacere su parole che di patinato non hanno granché, ma hanno la classe - diamo a Zaia quel che è di Zaia - della sincerità, della schiettezza moderata da una consumata tecnica espressiva. Dal talento di saper dire esattamente quello che si vuol fare arrivare.
Nel nuovo numero di Vanity Fair in edicola da oggi 7 giugno, Luca Zaia racconta un po’ di sé, dell’incontro con la moglie Gabriella, della vita di coppia che dura da 25 anni, e di cosucce meno fondamentali come la difesa di diritti civili (fine vita, aborto, unioni gay), definendosi «antirazzista» e «antifascista». Parla anche - Zaia-segugio con un fiuto politico/amministrativo riconosciuto da alleati e pseudoppositori - del suo cavallo (che non c’è più) e del cavallo di battaglia su cui - è convinto - sta per vincere la “giostra”: il progetto dell’autonomia del Veneto. «Oggi - dichiara a Vanity Fair - siamo vicini alla meta: l’autonomia è nell’agenda di questo governo e le parole di Giorgia Meloni sono state chiare».
Quando la giornalista Silvia Bombino gli chiede se possa essere considerato il politico più progressista del centrodestra, lui risponde: «Diciamo che faccio il mio dovere di amministratore rappresentando tutti i cittadini. Potrei vantarmi e dire che esprimo il mio elettorato, che è quasi l’80%, ma lo stile amministrativo si vede quando uno si sforza di rappresentare anche il 20% che non lo ha votato. E non c’è ideologia, ma legge. Anche ’sta storia del centro…».
Ovviamente, visto che siamo su Vanity, si accenna all’ultimo libro di Zaia I pessimisti non fanno fortuna (Marsilio) - che a quanto pare era un motto della famiglia Zaia -, e si elencano gli interventi “liberali”, o in controtendenza, del governatore, come l’avvio del Centro di riferimento regionali per i disturbi dell’identità di genere che ha sede a Padova, l’innalzamento dell’età per la fecondazione assistita, la certificazione young per sostenere i giovani in diversi settori. Ai ragazzi, in particolare, Zaia cede un tris di suggerimenti: «Primo: fate quello che amate, anche se è la roba più sfigata del mondo, anche se è la roba più impossibile del mondo, anche se è il lavoro meno consigliato al mondo. Secondo: non mollate mai, non c’è successo senza difficoltà. Terzo: siate fatalisti. Vuol dire che se stai seduto sul divano al massimo ti può cadere un meteorite in testa. Se invece sei fatalista e coltivi relazioni, sei educato, sei gentile, prima o poi raccoglierai, perché si lascia un seme in ogni relazione».
E per finire, ricordando il difficile periodo pandemico, il governatore cambia il sistema di datazione temporale, il calendario insomma: “Non voglio essere irriverente - dice -, ma a.C. e d.C. ormai significano “avanti Covid” e “dopo Covid":, è cambiato il mondo, dobbiamo cambiare paradigma. Siamo un Paese che invecchia.