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21 novembre 2024

Conegliano

LE GALASSIE PIÙ LONTANE SONO ANCHE UN PO' TREVIGIANE

Il 38enne Eros Vanzella di Codognè firma la scoperta italiana che apre nuove orizzonti nel campo dell'astronomia

| Claudia Borsoi |

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| Claudia Borsoi |

CODOGNÈ - Porta la firma italiana, e anche trevigiana, una recente e importante scoperta nel campo dell'astronomia, frutto di una ricerca - durata due anni - che ha permesso di identificare le galassie più "vecchie" ad oggi note all'uomo, ovvero più lontane nel tempo da noi e più vicine temporalmente all'evento zero dell'universo, il Big Bang. Galassie - una ventina quelle individuate - che si trovano a 12,9 miliardi di anni luce da noi e a 700 milioni di anni dal Big Bang: si cercavano da oltre dieci anni e per primi ci sono arrivati gli astrofisici italiani.

Porta firma trevigiana perchè nel team di ricercatori dell'INAF di Roma - Istituto Nazionale di Astrofisica che ha vari osservatori in tutta Italia, tra questi quello di Trieste dove è avvenuta la scoperta - c'è anche un 38enne di Cimetta di Codognè, Eros Vanzella (in foto) che, insieme a Adriano Fontana (team leader) e a Laura Pentericci, hanno pubblicato l'importante scoperta sulla rivista Astrophysical Journal.

Una scoperta che sa di eccezionale per due motivi. Non solo lo studio ha permesso di identificare una ventina di galassie davvero vecchie, ma anche di avvicinarsi ed esplorare per la prima volta un nuovo spazio e a un nuovo tempo, la così detta "epoca oscura". Un'età in cui la nebbia prodotta dall'esplosione del Big Bang da opaca, attraverso una reionizzazione, è diventata trasparente, così come è conosciuta.

«Tutto è partito da un punto, dal Big Bang - ci spiega Eros Vanzella - e ora tutto si sta allontanando. Non so se ci arriveremo a quel punto, ma la scoperta compiuta ci ha fatto capire che con queste galassie stiamo entrando nell'epoca oscura dell'universo, spostando così di un po' il nostro orizzonte conoscitivo».

Il traguardo porta dunque firma italiana: i nostri ricercatori sono arrivati prima di altri team di astrofisici, prima di tedeschi, americani, inglesi, giapponesi e francesi che, solo qualche mese fa, avevano annunciato una simile scoperta con galassie ancora più vecchie, ma poi rivelatasi un falso. Alla scoperta non si è arrivati in poco tempo: ci sono voluti due anni per il team italiano per definire il campione, individuare le galassie, eseguirne le misurazioni che confermassero che l'intensità di emissione fosse tanto più vicina al rosso, cioè ad altissimo "redshift" ("spostamento verso il rosso"), dunque che fossero davvero vecchie.

«Grazie al telescopio spaziale Hubble e ai telescopi dell'ESO in Cile, quattro enormi telescopi posizionati a 2.700 metri di altitudine in un luogo secco, abbiamo identificato questi oggetti straordinariamente rari e deboli» spiega Eros Vanzella. Due in particolar modo le galassie con un evidente "redshift" e scoperte proprio dal 38enne di Codognè nel dicembre 2010 e poi oggetto del secondo dei tre articoli del gruppo di ricerca, pubblicato ad inizio 2011.

«Fra qualche mese - afferma Vanzella - forse nuove ricerche individueranno galassie ancora più vecchie di quelle ora scoperte. Ora per noi è importante continuare la ricerca per mantenere questo importante primato, ma per farlo - sottolinea - bisogna investire sia sui cervelli che sulla tecnologia».

Difficile oggi ottenere un contratto che dia un po' di tranquillità ad un ricercatore. «Da 7 anni mi occupo di ricerca - ci spiega Vanzella che si è laureato in astronomia a Padova dove ha conseguito il dottorato di ricerca studiando anche all'importante centro europeo di Monaco, per poi approdare all'Osservatorio Astronomico dell'INAF a Trieste - ma sono ancora un precario con contratti post-dottorato che durano uno o due anni. La crisi c'è anche in questo settore ed è devastante: tagliati i fondi per la ricerca e bloccato il turn over delle assunzioni». Meglio fare il ricercatore all'estero? «Sì» ammette il 38enne che si dice anche pronto a lasciare l'Italia per avere nuove possibilità in questo campo.

 


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Claudia Borsoi

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