Riva di Conegliano: l’olio extravergine ai piedi del castello

La seconda vita agricola di Veronica

| Sara Armellin |

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Sara Armellin | commenti |

CONEGLIANO - Ammirando il colle dove sorge il Castello di Conegliano, sembra quasi impossibile che sulle sue pendici possa esserci un’azienda agricola: ma la realtà supera l’urbanizzazione e, se si imbocca la salita di Via Carso, una stradina senza uscita tra villette e case private che si arrampica verso la collina, si giunge al cospetto di un cancello che delimita un rigoglioso oliveto. E’ qui che Veronica ed Elena Piutti hanno l’onore e l’onere di prendersi cura delle 350 piante di olivo che crescono sul terreno di famiglia.

Curiosa ed energica di natura, dieci anni fa Veronica ha lasciato un lavoro nel settore della comunicazione e si è messa a frequentare corsi su corsi per diventare Imprenditrice Agricola: ma non solo. Cuore aperto e cesoia alla mano, si è posta all’ascolto di chi quelle terre le ha sempre lavorate. Per entrare nell’oliveto di Veronica il cambio di scarpe è d’obbligo: la salita si fa subito sentire, ma lei grazie al suo passato di campionessa di atletica, non accenna al fiatone mentre cammina e racconta di come qui un tempo sorgesse il convento di San Biagio, ora scomparso, ma di cui è rimasta traccia in un testamento.

Sembra che l’agricoltura le sia entrata proprio sotto pelle: di ogni olivo sa dire età e cultivar. Perché qui le piante vanno dai 3 ai 40 anni e spaziano nelle varietà Frantoio, Leccino, Pendolino, Leccio del Corno, Grignano, Tonda di Villa, Moraiolo, Coratina, Bianchera, Maurino, Ascolana, ciascuna con il suo portamento e le sue caratteristiche. A testimonianza dell’assenza di trattamenti, in oliveto vivono 4 famiglie di api, di cui Veronica ha imparato a prendersi cura e che segue personalmente: da loro ricava un genuino miele millefiori, che per il momento è solo per uso personale.

Per contrastare la mosca dell’olivo, che fortunatamente grazie all’ottima esposizione, umidità e ventilazione non pare amare questa riva, vengono attuate le tecniche della cattura massale. La raccolta delle olive avviene a mano a metà ottobre, in una festa di teloni, casse, rastrelli e olive, che rotolano giù per la riva: il tutto viene poi portato in poche ore al frantoio di San Giacomo di Veglia, dove la frangitura viene effettuata con un frantoio Pieralisi, rigorosamente "a freddo" sotto i 25 gradi per preservare tutte le caratteristiche organolettiche e nutraceutiche di questo particolarissimo blend di olio extravergine d'oliva.

Il risultato è infatti un olio denso, verdissimo, con ottima corposità e consistenza, dal fruttato intenso e il sapore persistente. Per acquistarlo, ci si può recare direttamente in oliveto, previa telefonata. Veronica è infatti ben lieta di condurre i clienti in passeggiata verso la casetta da cui si gode di una vista unica sulle creste delle colline Unesco. Un balcone privilegiato con una rara prospettiva a nordovest, con le Prealpi a incorniciare la morbidezza dei rinomati ciglioni ricamati dai vigneti. Il luogo perfetto per avviare, nei prossimi tempi, un’attività di oleoturismo, con lo scopo di raccontare non solo la bontà dei prodotti di questa dinamica azienda agricola, ma anche la bellezza e la storia del territorio in cui siamo immersi.

 



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Sara Armellin

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