Scoperto feto sepolto in giardino, indagati fidanzatini
Accade nel padovano, lei ha 17 anni, lui è un 18enne trevigiano
| Matteo Ceron |
TREVISO - Due giovani fidanzati sono indagati per infanticidio dopo che i carabinieri, allertati dai medici dell'ospedale dove era giunta la ragazza, hanno scoperto sepolto nel giardino della sua casa i resti di un feto. La giovane, 17 anni, in preda ad una forte emorragia, aveva dato un nome falso ai medici. Con lei denunciato anche il fidanzato, un 18enne trevigiano. La giovane, di origine albanese, era giunta ieri sera all'ospedale di Camposampiero (Padova), ed il suo stato, oltre alle false generalità, aveva allarmato i medici che hanno segnalato il fatto ai carabinieri.
Le verifiche subito avviate dagli investigatori hanno portato stamane alla scoperta. La giovane si trova ancora in osservazione in ospedale. Indagini sono in corso per valutare l'eventuale coinvolgimento della famiglia della diciassettenne.
L’accusa nei confronti dei due fidanzatini non sarebbe ancora stata formalizzata. La determinazione da parte dei medici legali dell'età del feto - inferiore o superiore ai tre mesi - e l'esatta dinamica degli eventi potrebbe configurare infatti un'ipotesi di infanticidio, come sembrava nell'immediatezza dell'indagine, ma anche di procurato aborto (molto meno grave) oppure occultamento di cadavere; questo nel caso si dovesse ricostruire che vi era stato un aborto spontaneo, e che qualcuno ha cercato di far scomparire i resti del nascituro.
Secondo quanto si apprende, al momento i due fidanzati sono stati deferiti in stato di libertà dai carabinieri, che hanno avvisato la Procura dei minori di Venezia.
"Il ritrovamento del feto abortito e seppellito in un giardino del padovano lascia sgomenti anche per la giovane età della ragazza, ora indagata assieme al fidanzato. Al giorno d'oggi è difficile anche solo immaginare che a motivare la decisione di sbarazzarsi di un nascituro possano essere ipocrite ragioni di convenienza sociale. A tutte le ragazze che si trovassero in difficoltà ribadiamo la disponibilità dei Centri di Aiuto alla Vita a dare una mano concreta. Ricordiamo anche che in Italia è possibile il parto in anonimato in ospedale e che il Movimento per la Vita ha aperto negli anni una rete di 'Culle per la Vita' per chi, malgrado la possibilità di anonimato, non volesse partorire in ospedale. La vita umana non può essere trattata come un oggetto di cui disfarsi". Lo dichiara il presidente del Movimento per la Vita Italiano, On. Gian Luigi Gigli, deputato di Pi-Cd.
(Nella foto - da internet - l'ospedale di Camposampiero)