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13 maggio 2024

Treviso

SORELLE MORTE SPACCIATE PER DATRICI DI LAVORO

Un caso legato alla sanatoria badanti. Consulenze per il “decreto flussi”: la polizia mette in guardia

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SORELLE MORTE SPACCIATE PER DATRICI DI LAVORO

TREVISO – Quando le nipoti delle due anziane sono state contattate al telefono dalla Questura sono cadute dalle nuvole. Qualcuno aveva preso i loro nomi per utilizzarli nelle pratiche per la sanatoria badanti, formalizzando la richiesta per via telematica.

All’ufficio immigrazione non escludono che gli autori della richiesta si siano recati in cimitero per ricavare i nomi delle due donne trevigiane, di 80 e 82 anni, morte ad un paio di mesi di distanza l’una dall’altra. Risultavano datrici di lavoro di due nigeriane.

Si tratta di uno dei tanti tentativi a vuoto di essere regolarizzati all’insaputa di persone ignare di tutto spacciate per datori di lavoro. Circa il 10% delle 3.500 richieste di regolarizzazione legate alla sanatoria badanti presentate sono risultate essere false.

Molte le richieste false presentate anche per i braccianti agricoli stagionali: una quarantina quelle riscontrate dalla polizia. Una ventina le persone denunciate per aver tentato di raggirare il sistema, il più delle volte facendosi corrispondere alcune migliaia di euro da immigrati clandestini per istituire le pratiche (false).

Dalla Questura oggi mettono in guardia immigrati e datori di lavoro su dei volantini inerenti il “decreto flussi” che hanno iniziato a girare per la città: una ditta pubblicizza consulenze per l’avvio della pratica, facendo credere che si può procedere con le regolarizzazioni. Ma - sottolineano dall’ufficio immigrazione - non risulta che ci sia alcun “decreto flussi” in vista. L’ultimo risale al 2007, erano state coinvolte oltre 3mila persone.

È bastato diffondere i volantini in questione perché i patronati Anolf e Cisl fossero bombardati da telefonate di persone che chiedevano informazioni. I patronati a loro volta si sono rivolti alla polizia che ora sta effettuando accertamenti sulla ditta.

Matteo Ceron

Nell'immagine persone in fila all'ufficio immigrazione della Questura di Treviso

 



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