MONTEBELLUNA - Il giudice per le indagini preliminari di Treviso Angelo Mascolo ha archiviato il procedimento penale avviato la scorsa settimana in seguito al sequestro, da parte della Guardia di Finanza, di 3 milioni di paia di calzini da un'azienda di Montebelluna. Il materiale è perciò stato restituito.

Gli articoli erano stati sequestrati al produttore, accusato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, poiché i militari operanti avevano ritenuto che un contrassegno con il tricolore apposto su ciascun esemplare trasmettesse nel consumatore l'idea che l'oggetto fosse stato fabbricato in Italia, mentre, in realtà, lo stesso proveniva da linee di produzione di altri paesi dell'Europa dell'Est e dell'Asia.

La magistratura, tuttavia, ha accertato che l' indicazione dei paesi di produzione era correttamente riportata sulle etichette e che la presenza sulle stesse anche della bandiera italiana, associata alla parola "designed" o "style", non possa trarre in inganno l'acquirente poiché "la compresenza di ulteriori elementi informativi che, in una composizione grafica equilibrata, consentono di ricondurre la riferibilità della striscia tricolore non alla origine di produzione ma allo stile o design del prodotto".

Secondo il legale dell'azienda, Loris Tosi, "i fatti oggetto di contestazione mettono in luce le lacune normative in materia di 'Made in'. Questa volta la Procura, con encomiabile sollecitudine, ha riportato la vicenda nei binari della chiarezza e della legittimità, ma si auspica – conclude l'avvocato - che la stessa fattispecie rappresenti una valida occasione per un solerte intervento da parte del legislatore".