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04 maggio 2024

Montebelluna

Veneto Banca, Anselmi: “Non volevo fare certe scelte”

“Preferisco rinunciare a poltrona ma essere in pace con coscienza”

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MONTEBELLUNA - Un passo indietro "perché certe scelte preferisco non farle" e "forse sono un uomo fuori dal tempo: preferisco non prendere nulla, rinunciare alla poltrona, ma esser in pace con la coscienza e con le persone che incontro per strada". Beniamino Anselmi (in foto), spiega all'ANSA il perché delle sue dimissioni dalla presidenza di Veneto Banca: una scelta dettata da un conflitto di coscienza rispetto alla possibilità che la fusione con la Popolare di Vicenza porti con sé esuberi, e forse licenziamenti, per troppi dipendenti.

"Non stiamo parlando di barattoli ma di persone - spiega -. Se parlo di esuberi devo dire come li tratto. Non è solo un problema contrattuale: quando tocco il lavoro creo tensioni che si riflettono sulle famiglie, sui figli, creo degli sconvolgimenti di carattere sociale che lasciano ferite sulle persone".


Anselmi non polemizza con nessuno, né con il presidente della Popolare di Vicenza, Gianni Mion, con cui è innegabile la diversità di vedute sulla strada da seguire per ristrutturare i due istituti veneti, né con Alessandro Penati, numero uno di Atlante, che quella strada ha scelto di condividere, anche in scia alle richieste della Bce.
"Ho deciso in maniera molto pacata, ho fatto una valutazione per il bene dell'istituzione e ho voluto evitare dicotomie e  spaccature. Una fusione - spiega - può essere opportuna ma con un processo strutturato e meditato, con un forte commitment non solo economico ma anche sociale perché senza i dipendenti, anzi senza i colleghi, perché io li chiamo così, e senza i clienti non si va da nessuna parte".
 

Lasciata la presidenza, Anselmi continuerà a lavorare per migliorare l'organizzazione del lavoro e l'information & communication technology. "Resto in cda per dare un apporto sulla parte tecnica, avendo maturato molte esperienza nella mia vita professionale e diretto tante fusioni. Mi limito a questo perché su altri aspetti sono condizionato dal mio spirito sociale che non è completamente 'compliant' con le scelte che potrebbero essere fatte".

Anselmi lo dice anche più chiaramente: "Non posso accettare che un padre non possa comprare le scarpe a un figlio perché perde il lavoro. Faccio fatica ad accettare che un genitore vada in difficoltà per colpa mia. E' probabilmente un mio limite manageriale che non dovrei avere ma non posso cancellare la mia storia e la mia coscienza. Per questo preferisco fare un passo indietro".
 

Ma il rifiuto della strada dei 'tagli selvaggi', senza il cuscinetto degli ammortizzatori sociali, passa anche dalla convinzione che un'altra strada sia percorribile. "Sono un buon manager non se mando a casa le persone ma se riesco a creare valore" spiega il banchiere, che tra l'altro ha gestito la fusione tra Cariplo e Ambroveneto da cui è nata Banca Intesa.
"Certo serve uno sforzo in più, servono capacità di carattere innovativo e gestionale, serve puntare sulle nuove tecnologie, che possono migliorare l'efficienza e ridurre i costi. Non bisogna essere Steve Jobs o essere stati a Cupertino per farlo.
Ci si può riuscire con i contratti di solidarietà, con la capacità di ascolto, motivando i dipendenti e condividendo i sacrifici, suscitando determinazione e coinvolgimento. Il manager deve innovare veramente perché ci sono delle strade che non sono innovative ma un salto all'indietro nell'800".   "Se dico che ci sono due mila esuberi - prosegue - devo dire che cosa faccio per gestirli perché se no la banca non vive più,
perché vive di aspetti intangibili come la fiducia e la motivazione dei dipendenti".

Secondo Anselmi eventuali eccedenze di personale andrebbero gestite con il fondo esuberi e con i contratti di solidarietà, ripartendo i sacrifici tra tutti i dipendenti e sfruttando strumenti innovativi di organizzazione del lavoro come il telelavoro. "Se sono una dipendente una pratica di fido la posso lavorare la sera tra le sette e le nove e risparmiare i costi della baby sitter, del trasporto per arrivare al lavoro. L'importante è che la pratica sia pronta la mattina dopo".
"In tre mesi - conclude tracciando un bilancio della sua presidenza - abbiamo rinnovato i consigli, fatto l'azione di responsabilità, venduto l'aereo, tagliato i costi fatto tante altre cose e dato un esempio di sobrietà".

 



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