«Pene più severe e certe per i ladri»
Da Pieve di Soligo, passando per tutta Italia, un documento rivolto al Governo
| Claudia Borsoi |
PIEVE DI SOLIGO – Sette pagine che ripercorrono, partendo dai dati, quella che oggi è l’emergenza furti in abitazione da nord a sud Italia (ne viene messo a segno uno ogni due minuti), pagine che evidenzino cosa prevede la giustizia italiana per chi commette il reato di furto, con condanne inferiori rispetto al peculato, o come i malviventi riescano a farla franca, mentre beffate dalla legge sono, a volte, le stesse forze dell’ordine, con il ladro in libertà e il carabiniere condannato per aver usato metodi troppo violenti nell’arresto.
Parte da Pieve di Soligo un appello all’inasprimento delle pene e alla loro certezza, un documento redatto dall’assessore alla sicurezza Roberto Menegon e dall’avvocato Rossella Tramet dell’ufficio avvocatura del comune di Pieve di Soligo (in foto con il comandante della polizia locale Gian Pietro Caronello). Un documento che arriverà in tutti i consigli comunali italiani, partendo da quello pievigino dove sarà portato in discussione la prossima settimana, dopo Pasqua. Da Pieve dunque un appello a tutta Italia a fare squadra per “combattere” un problema, quello dei furti, che sta minando la stabilità sociale.
Un documento che contiene quattro precise richieste indirizzate al presidente del consiglio Matteo Renzi, al ministro della giustizia Andrea Orlando, al vice ministro Enrico Costa, al ministro dell’interno, Angelino Alfano, ma anche a tutti i parlamentari. Nel documento l’amministrazione pievigina chiede che siano aumentate le pene del delitto di furto aggravato in abitazione e almeno equiparate a quelle del delitto di peculato (minimo 4 massimo 10 anni e 6 mesi), che le pene abbiano effettiva esecuzione e vengano ridotti i benefici premiali concessi ai condannati, come la rateizzazione della pena; che sia introdotto l’istituto dei lavori socialmente utili anche per il delitto del furto e, quarto punto, che vengano adeguatamente tutelate le forze dell’ordine. «Le nostre posizioni sono in linea con quelle del Governo e per questo speriamo che abbiano successo» chiude Menegon.
«Oggi in Italia – si legge nel documento (in allegato) – le leggi finiscono paradossalmente a mortificare gli onesti e a tutelare i disonesti, avvalorando l’opinione per la quale i malintenzionati decidono di delinquere in Italia per la presenza di un sistema che sostanzialmente consente loro di rimanere impuniti. Quindi certezza della non pena per i delinquenti, certezza della pena per le vittime che reagiscono».