“Via le mani dal Piave! D’Alpaos ha già detto che non si deve più scavare”
Fausto Pozzobon presidente di Legambiente contesta escavazioni e taglio degli alberi nel fiume
PIAVE – Il decano dei difensori del Piave, Fausto Pozzobon presidente del Circolo Legambiente Piavenire interviene nella oramai estensa discussione sul fiume. Oggetto del contendere, il taglio degli alberi nella golena del Fiume sacro alla Patria e non solo visto che anche l’escavazione di ghiaia non persuade tutti, ma andiamo per ordine.
Pozzobon, cosa sta accadendo sul Piave e soprattutto di cosa si discute?
Da qualche settimana si discute ed in alcuni casi si polemizza circa il taglio degli alberi in tutto il corso mediano del nostro Fiume Piave; ultimamente nella battaglia verbale si è inserito anche il consigliere della lista Zaia, Roberto Bet, smentendo ogni possibile contrasto tra gli istituzionali auguri di “buon lavoro” del Presidente della Regione rivolti al Circolo Legambiente Piavenire ed il suo assessore alla protezione civile, Bottacin che invece aveva indicato come “inopportuna“ la nostra Conferenza-Stampa di sabato scorso con il pericolo che potesse diventare addirittura una manifestazione popolare con il conseguente e , permettetemi, esagerato dispiegamento di forze ( 4 cortesi poliziotti + 2 carabinieri ) a controllare i “facinorosi”.
Insomma, siete stati additati come “rivoltosi” ma come è andata?
Invece è stata una bellissima e democratica conferenza stampa a cui hanno dato contributi di riflessione e di azione almeno 10 rappresentanti delle associazioni, dei comitati e dei cittadini che si sono sentiti in dovere di intervenire per sottolineare il proprio parere contrario rispetto al taglio a raso permesso da un decreto del Commissario delegato (cioè Zaia!) e dal Soggetto attuatore (cioè l’ing. Luchetta del Genio Civile di Treviso ); siccome erano stati invitati avrebbero potuto dare il proprio parere anche i consiglieri regionali appena eletti nella provincia di Treviso (tra cui il citato Bet e il presidente che però si era cortesemente scusato) ed i sindaci dei comuni rivieraschi (per la verità, almeno 3 ci hanno inviato comunicazione dell’impossibilità a partecipare per impegni istituzionali pregressi).
Quindi nessuna “sommossa eversiva” visto che anche autorevoli rappresentanti istituzionali vi avevano risposto. Ma allora dove sta il problema?
Le domande importanti che si pongono con forza e che dovrebbero coinvolgere tutte le realtà associative, politiche e tecniche sono diverse. Innanzitutto, visto che lo stanziamento è notevole – 900.000 euro – Regione e Genio Civile (ancora una volta manca un interlocutore importante, cioè l’Autorità di Bacino) si sono posti il problema delle priorità per quel che riguarda gli interventi di ripristino funzionale idraulico ed idrogeologico? Ma è mai possibile che la priorità fosse il taglio a raso della vegetazione spondale?
Non si tratta però solo di una questione legata al pregio degli alberi tagliati, visto che stiamo parlando di “ripristino funzionale idraulico ed idrogeologico”?
Infatti, ci chiediamo anche quale incidenza può avere l’eliminazione della vegetazione sulle portate eccezionali di morbida e di piena della Piave? Scusateci, ma nessuno si è accorto che questo tratto di fiume soffre tremendamente di dissesto idraulico ed idrogeologico?
E quindi?
Sappiamo, per aver letto con attenzione il Decreto 427 del Commissario Delegato, che il Soggetto Attuatore dovrebbe occuparsi di interventi per il ripristino idraulico ed idrogeologico della Piave, anche perché, in questo caso, l’ing. Alvise Luchetta, da anni a capo dell’ufficio della Regione Veneto, di questo nostro Fiume si è occupato, da almeno un decennio, approvando tutta una serie di prelievi di ghiaie in tutto il suo corso mediano (dai nostri calcoli circostanziati, concessione più concessione, dal 2008 al 2019 sono 2 milioni i mc asportati dai greti della Piave solo nel tratto da Spresiano a Ponte di Piave!) senza che ci siano stati significativi effetti positivi di queste azioni di trasformazione e di alterazione dell’assetto e della morfologia dei letti in cui scorrono le correnti fluviali.
Pertanto sta dicendo che le escavazioni, attuate per mettere in sicurezza il fiume, non hanno dato l’effetto auspicato dal Genio Civile?
Anzi, le erosioni delle rive e del fondo si sono accentuate con la conseguenza, riscontrabile da tutti, di dislivelli di 4 – 5 metri dal piano campagna della golena, pericolosi avvicinamenti dei flussi della corrente alle secondarie difese idrauliche e agli argini maestri, mettendo in evidenza, per oltre 4 metri, le fondamenta dei tralicci delle linee elettriche ed anche dei ponti sui quali si è intervenuti almeno due volte con il completo rifacimento per quel che riguarda quelli di Cimadolmo e Maserada. A questo punto ecco la domanda che è anche un’indicazione di lavoro e di riflessione: avete mai percorso il medio Piave da Ponte della Priula a Ponte di Piave, con un’attenzione rivolta alla riva del nostro Fiume? Fatelo: Vi accorgereste dei pericolosi processi di erosione in atto – i piloni del ponte ferroviario sostenuti alla base da vere e proprie piramidi di grandi massi squadrati e incastrati come le mura incaiche, difese centenarie in roccia conglomeratica scalzate dalle correnti, forti flussi di corrente provocati da un’insolita pendenza determinata dagli scavi,…- che si possono accertare in tutta l’asta di alta pianura. A questo punto, noi facciamo tre domande pesanti: A cosa sono serviti tutti gli interventi promossi dal Genio Civile di Treviso in questi ultimi 12 anni? E’ il caso che noi, ancora, deleghiamo al Genio Civile la cura dell’assetto idrodinamico del nostro corso d’acqua? I tecnici dell’Autorità di Bacino hanno mai fatto un attento sopralluogo in questo tratto fluviale?
Purtroppo, i giornalisti non rispondono alle domande ma le fanno: cercheremo di girarle a chi di dovere. Ma cosa proponente perciò?
Proponiamo all’Ing. Prof. Luigi D’Alpaos di effettuare con noi una valutazione del problema sul campo, per provare a formulare un’ipotesi di soluzione, fermando l’aggressione alla naturalità dei greti e alla vegetazione ripariale a ridosso dello scorrere del fiume con questa ultima, stupida ed incomprensibile variante, consistente nel taglio a raso degli alberi della riva: ci rivolgiamo a lui perché nel 2009, con una relazione sferzante, l’ingegnere idraulico coadiuvato da un agronomo forestale, incaricato dai Comuni di Breda di Piave e di Maserada sul Piave, bloccò l’asporto di 800.000 mc. di ghiaia (poi dimezzati) nel tratto tra Candelù e Saletto, affermando che dalla Piave non si poteva più portare via inerti ma ci si doveva limitare a movimentarli e spalmarli nei letti fluviali e sulle rive erose. Una situazione molto simile a quella affrontata nel 2009, si presenta ora in tutto il Medio Corso della Piave con un’accelerazione dinamica delle correnti fluviali, con conseguenti erosioni di fondo e delle rive, con una notevole limitazione spaziale dei letti fluviali sempre più irrigiditi da difese spondali con grandi massi che hanno l’effetto di spingere la massa d’acqua in tempi brevissimi al “collo di bottiglia” di Ponte di Piave e Fagarè al confine superiore tra l’alveo pensile e quello inferiore del letto a rami intrecciati tipico dei fiumi alpini.
Una proposta molto concreta quindi Pozzobon ma in relazione alla rilevanza naturalistica di questi ambiti cosa ci può dire?
Tralasciamo, in questo nostro contributo per un attento rispetto dell’idromorfologia del letto fluviale della Piave, di citare i valori naturalistici di questo tratto di fiume che è riconosciuto dall’Europa come Sito di Interesse Comunitario ( S. I. C. appunto ) e Zona di Protezione Speciale (Z. P. S. ) per ben due Direttive (UCCELLI e HABITAT ) che dovrebbero scoraggiare interventi distruttivi come quelli previsti dal Commissario Delegato ( cioè Zaia!) ed eseguiti dal Soggetto attuatore (cioè Luchetta, ing. Capo del Genio Civile di Treviso!). Glissiamo quindi elegantemente sul fatto che l’assessore regionale all’Ambiente non abbia mai parlato di Ambiente, nel corso del suo incarico, figuriamoci di peculiarità naturalistiche del Piave.
Ma il fiume è anche acqua, come sta il Piave dal punto di vista strettamente idrico?
Beh, aggiungiamo soltanto questa ultima battuta relativa al rimpinguamento della falda freatica e quindi della Fascia delle Risorgive di destra e di sinistra Piave e della falda artesiana profonda: le distrazioni idriche dovute all’irrigazione di tutta la pianura trevigiana (senza contare i contributi d’acqua alla sopravvivenza del Sile e dei torrenti di risorgiva di destra e sinistra della pianura alluvionale) sommate agli effetti provocati dagli interventi di escavazione e di rettifica dei letti attivi con le conseguenze che abbiamo in precedenza descritto in ordine alla velocizzazione del flusso, stanno minando pericolosamente la quantità dell’acqua che risorge nella Fascia pregiudicando anche la sua qualità. In conclusione, ricordiamo che l’acqua che “fa vivere” tutto il turismo balneare dei litorali veneti, viene “rubata” alla falda artesiana nelle zone alimentate dalla Fascia delle Risorgive della nostra Piave.