Treviso - 5F, Liceo Canova, ore 8.50: si sono riappropriati della loro scuola. Sette mesi dopo, una eternità nel mondo veloce in cui sono abituati a vivere le ragazze e i ragazzi di questa generazione. Straniti, le parole bisogna cavargliele dalla bocca. Non un primo giorno di scuola come tutti gli altri, negli anni passati. Oggi piuttosto sembra di calcare la scena di “The day after”.

Prima di raggiungere l’aula hanno atteso la chiamata della classe, ai piedi della rampa di ingresso. Nell’atrio la misurazione della temperatura al termoscanner. Poi in classe finalmente, a occupare banchi rigorosamente perimetrati dal nastro rosso. In postazione, dietro la cattedra e dentro il nastro grigio stavolta, il professore: ”Bentornati ragazzi. Sono tanto felice di rivedervi”. Loro pure rispondono che sono contenti sì, certo che lo sono, ma forse... ecco, in modo diverso. Insomma non come lo erano le altre volte. Più da “sera del dí di festa” che da “sabato del villaggio”: un retrogusto agrodolce; un po’ di disincanto glielo leggi negli occhi. “La scuola, finalmente! Ma è un’altra scuola”. Per il momento almeno.

Covid-19 è il convitato di pietra. Scrollarselo di dosso non sarà possibile, inutile raccontarsi le storie. E poi il protocollo: mascherina su mascherina giù; al bagno sí ma veloci e ogni tanto; banchi distanziati dalle rime buccali: "Ma che roba sono prof. queste rime buccali?”

“Forza ragazzi, carta e penna: verifica a sorpresa!”. Si prova a dispensare un po’ di leggerezza provando a riandare al bel tempo che fu sette mesi fa. La scuola ha riaperto: più che una scommessa è una promessa: se tutto andrà bene, la tappa più difficile di questo percorso a ostacoli si potrà ritenere superata.