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27 luglio 2024

Vittorio Veneto

I 17 alpini dimenticati

Un anniversario rimosso, che non fa bene alla storia collettiva. Per non ripetere errori madornali

| Michele Bastanzetti |

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| Michele Bastanzetti |

 

VITTORIO VENETO - Sono 79 anni. La lapide è collocata sul muro est del camposanto di Ceneda. Vi riposano dal 1958 -così tanto tempo ci volle per riportarli a casa- le urne dei 17 Alpini del Btg. Cadore della RSI, quasi tutti trevigiani, compresi due vittoriesi. Uno di loro, il tenente medico Mario Da Re di San Giacomo, è Medaglia Oro V. M. Erano soldati di leva e non criminali di guerra, ventenni cresciuti nella propaganda di regime; prigionieri dei partigiani garibaldini vennero da loro trucidati al Forte Tortagna il 27 novembre 1944. Ma è un anniversario rimosso; mentre andrebbe meditato per diversi motivi. Per cominciare: perché, al contrario di altri tragici eventi dello stesso periodo, questo eccidio viene taciuto?

 

Perché, come per decenni lo furono le foibe, stride con certa storiografia, quella scritta dai vincitori; va taciuto come tutti i fatti che stonano con una predefinita lettura della guerra civile 1943-’45. Una lettura che coltiva verità selezionate, non disdegnando talora “vuoti di memoria” o ritocchi revisionisti; vedi, a livello locale, il Bus de la Lum in Cansiglio. Per tale narrazione la Resistenza fu unicamente un’epopea di combattenti senza macchia e senza paura che lottarono tutti -inclusi quelli che saltarono sul carro il 24 Aprile- avendo per stella polare d’abbattere la dittatura, riunificare e pacificare l’Italia, dettare la Costituzione, contrastare il blocco sovietico (come facciamo oggi in Ucraina), aderire alla Nato.

 

Uomini e donne, dunque, ispirati in modo cristallino da quelle linee guida che l’Italia fortunatamente realizzò nel dopoguerra. Ma questa costruzione narrativa di parte, che pure sovrastima il reale peso militare della lotta partigiana rispetto agli eserciti alleati, vuol servire pure ad altro. A lusingare la coscienza della nazione presentando un intero popolo che con le proprie forze e dignità ha saputo riscattarsi da vent’anni di dittatura perversa ma acclamatissima (anche a Vittorio!) e da: alleanza con Hitler, leggi razziali, stupida guerra voluta e persa, onta dell’8 Settembre, faida civile. Come dire: sì, furono errori madornali ma siamo un popolo così intelligente e forte che da soli abbiamo riaggiustato ogni cosa. Processo mentale, questo, molto umano; genera autostima, rassicura. Ma è una mezza verità e “Una mezza verità è una bugia intera” (proverbio arabo), che dimostra invece la fragilità di chi non sa reggere il confronto con i fatti; sarebbero invece utili a capire che non possiamo illuderci che quanto accaduto non possa mai più tornare.

 


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