4000 posti di lavoro in meno nella Marca. E' allarme disoccupazione.
Il Partito democratico provinciale lancia la proposta di un nuovo patto del lavoro
| Tommaso Colla |
TREVISO - Quattromila lavoratori a tempo determinato in provincia di Treviso non si sono visti rinnovare il contratto di lavoro. Senza reddito e senza prospettive. Il Covid si è abbattuto, spietato, su lavoro precario, intermittente, autonomo, privo di adeguate garanzie. Ma altri 7.000 posti di lavoro sono a repentaglio nel malaugurato caso di sblocco immediato dei licenziamenti. Con conseguenze devastanti sulle famiglie, sulle comunità e sui Comuni chiamati a dare la prima risposta di soccorso.
Il Pd provinciale invoca un cambio di rotta immediato, proponendo un nuovo patto del lavoro nella Marca: “Amministrazioni locali, sindacati e associazioni di categoria, enti di formazione professionale sono chiamati a realizzarlo il prima possibile. C'è bisogno che Regione e Provincia si attivino su questo fronte, solo che dalla prima abbiamo avuto finora solo proclami, dalla seconda - che può avere ancora voce in capitolo - neanche quelli. Tutte le forze politiche devono impegnarsi a dare il proprio contributo di idee e visione. Il Partito Democratico, per cultura politica e per la responsabilità dell’attuale governo, è pronto”.
Ne è fermamente convinto Giovanni Zorzi, segretario provinciale del Partito Democratico a Treviso, alla luce delle preoccupanti prospettive a livello occupazionale dei prossimi mesi con lo sblocco dei licenziamenti.“ll Pd della provincia sta ragionando da inizio anno su quali strategie possono essere perseguite per rilanciare i nostri territori attraverso le risorse del Recovery Plan – continua Zorzi -. Per l’economia e il lavoro della Marca, la via è quella di spingere per il ritorno a quella storica vocazione manifatturiera che col tempo si è persa per inseguire altre occasioni di profitto a breve termine: va favorito un serio processo di reindustrializzazione che avvenga senza indugi attraverso il recupero e la riqualificazione dell’esistente, da intendersi come aree e strutture abbandonate e competenze e professionalità non sufficientemente valorizzate”.
Secondo Zorzi, incrociando i dati sulle casse integrazioni Covid in possesso di Anpal e Inps, è possibile avere un quadro attendibile di quei settori che possono ripartire. "Lo si faccia velocemente, non prima di aver garantito la messa in sicurezza dei lavoratori. Iniziative di formazione continua e riqualificazione delle competenze devono andare di pari passo con nuove e più efficaci misure di sostegno al reddito e strumenti migliori per incrociare domanda e offerta di lavoro. L'incremento delle domande per il reddito di cittadinanza in provincia di Treviso e la ricerca di professionalità per coprire certi settori come quello della casa ci dimostrano le incongruenze del sistema”.