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24 gennaio 2025

Treviso

Bus di Mestre, madre e figlia in ospedali diversi, a Treviso e Padova: la bimba è grave

La donna chiede della famiglia, il marito potrebbe essere una vittima

| Ansa |

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Bus di Mestre, madre e figlia in ospedali diversi, a Treviso e Padova: la bimba è grave

TREVISO - Le prime parole, con grande sforzo e voce flebile, sono state per chiedere del marito e della figlia. Caterina, la trentenne ucraina, è immobilizzata al letto in una stanza della terapia intensiva a Treviso, separata da una quarantina di chilometri dalla sua piccola di 4 anni che si trova nella stessa situazione, ma in condizioni più gravi, nel reparto di terapia intensiva pediatrica a Padova. Della sorte del marito, i vertici dei due ospedali non hanno informazioni, ma ritengono che possa essere tra le vittime dell'incidente a Mestre: infatti c'è un ucraino Dimitri, 33 anni, con il cognome che lo accomuna alle due ferite. Madre e figlia sono sole, nessuno ancora è andato a trovarle. La piccola è in condizioni disperate, osservano i medici del nosocomio euganeo. E' 'racchiusa' in un box di vetro, intubata, tenuta in vita con una alimentazione parenterale.

Il personale infermieristico e i medici la coccolano con lo sguardo e poco riescono, al momento le cure di fronte ad un coma che non fa presagire a miglioramenti, anche se il reparto non si da per vinto. "E' ancora in una fase critica - è stato detto in conferenza stampa da Alvise Tosoni, medico della clinica pediatrica -, ci avviciniamo a superare le prime 48 ore. Ha avuto un politrauma severo, aggravato da un'ustione importante. E' stata stabilizzata e ha bisogno di tutto il supporto delle equipe specialistiche". La bambina ha infatti subito un trauma cranico grave, ha ustioni estese tra il 40 e il 60% del corpo. Diverso invece il quadro clinico della madre, che non è in pericolo di vita anche se la prognosi sarà lunga, più di un mese secondo i medici.

Ha riportato fratture multiple, lesioni all'emitorace, ha un versamento polmonare che le riduce di molto la respirazione. E' alimentata con la flebo. Chiede insistentemente notizie sulla sua famiglia, e per questo le è stata affiancata un'equipe di psicologi, come è stato fatto per tutti gli altri pazienti e familiari nei diversi ospedali veneti coinvolti nel soccorso del disastro del bus caduto dal cavalcavia di Mestre.

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