C'é chi dice no alla mozione della Regione contro la libertà di ricerca storica
Affollato presidio ieri pomeriggio a Treviso. Giuliano Varnier, presidente Anpi: "Svilupperemo un vaccino come richiamo a quello del 25 aprile 1945"
| Tommaso Colla |
TREVISO - Si sono ritrovati numerosi ieri pomeriggio in piazza Santa Maria di Battuti per respingere con determinazione la pretesa della Regione Veneto di dettare le regole della ricerca storica. Questo contempla la mozione approvata nei giorni scorsi dal Consiglio regionale e in piazza a dire no, invitati dall’Anpi, si sono presentati rappresentanti dei sindacati confederali, dei partiti (Pd; Articolo 1; Possibile; Rifondazione Comunista; Sinistra Italiana; Coalizione Civica), delle associazioni (Istresco, Legambiente, Italia nostra, Lgbte, Rete studenti medi e altre ancora). Soprattutto molti cittadini. Hanno preso la parola a che alcuni insegnanti di Storia che mai avrebbero pensato si potesse arrivare a tanto. O forse è per meglio dire, tornare a tanto: al libro e moschetto. A Zaia è giunto dal presidio l’invito a non fare l’antifascista a fasi alterne e la rassicurazione che la mobilitazione non finisce qui.
“Ci si troverà ancora e si svilupperà un vaccino come richiamo a quello del 25 aprile 1945” - informa il presidente dell’Anpi di Treviso Giuliano Varnier. “La mozione contro gli storici friulani-Giuliani e contro l’Anpi è un atto indecente di chiaro marchio reazionario. Dire che ha un sapore fascista è tutt’altro che eccessivo. C’è la pretesa di ergere l’istituzione regionale a giudice supremo che decide cosa è giusto o sbagliato nella ricerca storica. Da parte degli storici, tra i più prestigiosi in questo campo, non c’è nessun negazionismo. E così per l’Anpi. C’è lo sforzo di ricerca e di documentazione per collocare quei tragici avvenimenti”.