Careghe pubbliche? Parliamone in privato
Botta e risposta tra Barbara De Nardi e Claudio Ciciliot
| Emanuela Da Ros |
Come una soap opera la corrispondenza epistolare tra il direttore del Cesana e la segreteria vittoriese del Pd. Lei accusa lui di equilibrismi. Lui accusa lei di essere troppo giovane. E, alla fine, sbotta: parliamone a quattr’occhi
VITTORIO VENETO – Scordatevi le Ultime lettere di Jacopo Ortis. Scordatevi il romanticismo e i dolori, tutti sentimentali, di Werther. Goethe non abita più qui. E se ci abitasse, vista l’età, sarebbe probabilmente un ospite della Casa di riposo Cesana Malanotti.
Un bene? E chi lo sa.
A voler sapere cosa succede tra i più anziani di Vittorio Veneto è, di sicuro, Barbara De Nardi (in foto), segretario-donna di circolo del Pd vittoriese. Preferendo le “lettere aperte” a quelle chiuse nel segreto/sagrato di una corrispondenza-a-due, la De Nardi ha scritto a Claudio Ciciliot, direttore della casa per anziani Cesana Malanotti di Vittorio Veneto, una lettera in cui (ri)solleva dubbi sul modo e il metodo tramite cui Ciciliot ha assunto l’incarico della struttura para-pubblica (visto che gode dei finanziamenti regionali, oltre che di quelli privati).
Barbara De Nardi ha domandato a Ciciliot come mai egli sia diventato direttore del Cesana immediatamente dopo esserne stato presidente e come mai - da presidente – sia riuscito a mutare i requisiti d’accesso tanto da diventare l’unico candidato papabile a quel posto.
La richiesta di Barbara De Nardi – per la cronaca – era stata sollecitata dal consigliere Giuseppe Costa, che si era (pubblicamente) chiesto perché a Vittorio Veneto, le regole per arrivare alle careghe pubbliche (che contano) possano cambiare arbitrariamente.
Inciso (e riassunto delle puntate precedenti): il dubbio del consigliere Costa riguardava la Vittorio Veneto Servizi: una società comunale che controlla circa 5 milioni di euro all’anno.
“Nessun requisito per guidare la Vittorio Veneto Servizi
”
La Vittorio Veneto Servizi, fino a un mese fa, aveva uno statuto che prevedeva un consiglio di amministrazione di tre membri con titoli adeguati e comprovata esperienza professionale.
Un mese fa, il colpo di scena: i tre membri vengono ridotti a uno (ottimo: si risparmia) e quell’unico membro (il risparmio diventa avarizia) non deve avere nemmeno un diploma, nè competenze o esperienze. Deve possedere un solo non-requisito: la fedina penale pulita. Be’, mica è poco, di questi tempi.
Ma non è troppo poco?, si chiede il consigliere Costa.
E Barbara De Nardi abbraccia il dubbio. Ci trova il doppio. Trova che a Vittorio Veneto non è la prima volta che si cambia uno statuto così, dall’oggi al domani. Che nel 2003, il cambio è avvenuto in casa di riposo. E che Claudio Ciciliot era il protagonista dell’evento. Gli scrive. Lui le risponde (in via telematica). La De Nardi arriccia il nasino su quell’assunzione risalente a 9 anni fa. Ciciciliot argomenta tirando in ballo – tra l’altro - un contratto privatistico che l’avrebbe sottratto ai requisiti normalmente richiesti dalla carica che tutt’ora riveste. Nella lettera “accusa” De Nardi di essere troppo giovane per fare la cavillosa.
La De Nardi (30 anni giusti, avvocato e donna – aggiungiamo -) non fa una piega: si rimette alla tastiera. Risponde a Ciciliot di mostrarle un tot di documentazioni a proposito di questa e di quell’altra faccenda.
Fine della storia?
Più o meno: Ciciliot risponde alla De Nardi di chiamarlo. Di parlare con lui a quattr’occhi.
Il motivo?
Il dottor Claudio Ciciliot risponde –garbatamente – che, per quanto lo riguarda, la questione può essere chiarita a voce, senza ulteriore scambio di lettere. Reazione-De Nardi?
“Ritengo che un personaggio pubblico debba dover rispondere pubblicamente a una questione pubblica, relativa cioè ai requisiti d’accesso dell’incarico di cui è responsabile. Non stiamo parlando di mia nonna, non vedo perché dovremmo avere un colloquio a quattrocchi”.
Emanuela Da Ros