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20 dicembre 2024

Treviso

CRESCE LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

Lo dice l’Istat e lo conferma anche la Cisl. La Cgil preannuncia un 2011 critico sul fronte occupazionale

| Laura Tuveri |

| Laura Tuveri |

CRESCE LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

TREVISO - Cresce il tasso di disoccupazione giovanile nella fascia 15-24 anni. L’aumentato, a marzo 2011, è stato del 28,6% (+ 0,3% su base mensile e di 1,3 punti su base annua). Lo rende noto l'Istat. La risalita arriva dopo la riduzione registrata a febbraio.

Tutto questo mentre ad aprile è continuata a salire l'inflazione con l'indice dei prezzi ad aprile salito al 2,6%, dal 2,5% di marzo facendo registrare un aumento dei prezzi su base mensile dello 0,5%. Un'accelerazione, quella di aprile, determinata dalle tensioni sui prezzi dei servizi relativi ai trasporti e della dinamica dei beni energetici non regolamentati (adeguamento delle tariffe elettricità e gas). La crescita dell’inflazione cresce dallo scorso dicembre.

Si tratta di una crisi che continua a mietere vittime soprattutto tra i giovani – denuncia il presidente nazionale dell’Adico, Associazione difesa consumatori, Carlo Garofolini – se consideriamo poi che la nuova occupazione è unicamente fatta di lavoro precario che ormai riguarda l'80% delle nuove assunzioni, di questo passo l’Italia rischia di trasformarsi in un Paese senza futuro”.

La crescita del tasso di disoccupazione giovanile viene confermata, secondo la Cisl trevigiana, anche a livello locale. Attualmente non vi sono ancora dati certi. Quel che si sa sono le cifre della disoccupazione giovanile nel 2010 che nella Marca erano decisamente più basse, pari al 20.3% (femmine 31.8%, maschi 13.6%). L’Adico si sta battendo a vari livelli per tentare di arginare il fenomeno. Il 9 aprile scorso ha aderito alla manifestazioni nazionale organizzata dai precari, che possono essere a pieno diritto considerati dei lavoratori dal futuro incerto al pari di un disoccupato.

Ormai un giovane su tre non lavora – denuncia Garofolini – e altrettanti sono in condizioni di precarietà. Il Governo deve agire con interventi mirati ad incentivare le aziende ad assumere, di questo passo l’Italia rischia di trasformarsi in un Paese senza futuro”. Preoccupazione per il fenomeno della disoccupazione di giovani e meno giovani anche da parte dei sindacati che denunciano anche un incremento della cassa integrazione straordinaria, anticamera quasi certa del licenziamento.

Alfio Calvagna della segreteria Cisl, con delega, fra l’altro al  mercato del lavoro, rende noto che nel primo trimestre del 2011 sono state autorizzate 2.922.946 ore, contro i 2.084.113 dello stesso periodo dell'anno scorso (+40%). Il dato emerge dall'analisi condotta dall'Osservatorio della Cisl trevigiana sull'andamento del mercato del lavoro e dell'occupazione. Calvagna, pur non disponendo ancora di dati locali, si sente di confermare anche per la Marca i dati dell’Istat e ricorda che i giovani che finiscono gli studi, a causa della crisi iniziata nel 2008, fanno molta fatica a trovare lavoro e chi vi è entrato da qualche anno, sempre per la crisi, fa fatica a mantenerlo o a trovarne un altro, visto che spesso si tratta di lavori precari e a tempo determinato.

In molti rinunciano addirittura a cercarlo, scoraggiati da un mercato lavorativo debole e che offre molte incertezze, generando sfiducia nel futuro. Questo vale anche per gli adulti, per le donne soprattutto. Preoccupazione anche da parte della Cigl. Il segretario generale Paolino Barbiero parla di “criticità rappresentate dalla grande difficoltà delle piccole imprese e di quelle artigiane, la dimensione aziendale che rimane piccola e l'aumento di partite Iva fittizie, non veri professionisti, ma lavoratori caduti nelle maglie della iperflessibilità e auto sfruttamento”. Secondo Barbiero la parola d'ordine degli industriali, cioè creatività “corre il rischio di rimanere un semplice slogan”.

L’esponente della Cgil prospetta un futuro nero. “Nei prossimi sette mesi - ha proseguito Barbiero - gli effetti sulla tenuta dell'occupazione saranno ancora più negativi dal momento che andrà ad esaurirsi la cassa integrazione in realtà come la Zoppas, la De Longhi, la Pagnossin e l'Alpina. Arrivano segnali preoccupanti anche dal colosso Benetton, più interessato al versante finanziario che a quello produttivo, dove proseguono le espulsioni incentivate”.

Barbiero afferma che occorre al più presto una nuova politica industriale e una nuova visione strategica degli imprenditori che dagli industriali dice di aspettarsi la responsabilità innanzitutto verso il futuro delle loro aziende. “Non continuare a chiedere provvedimenti che consentano la competizione verso il basso, ma la dimostrazione della voglia di puntare ai mercati più ricchi. Serve la svolta verso la fascia alta, scelta questa che va in direzione contraria alla politica della precarietà, della svalutazione dei diritti e dei salari e dell'abuso del territorio. L'alternativa è netta: o continuare a produrre in Italia puntando sulla gamma di valore, o andarsene e accettare la concorrenza del basso prodotto e della bassa qualità. Dobbiamo focalizzarci su incentivazioni allo sviluppo: cuneo fiscale, flessibilità ragionevole e ammortizzatori sociali, politica industriale”.

Tornando alla cassa integrazione, Calvagna è preoccupato per le nuove richieste, da parte di una cinquantina di aziende, dello stato di crisi e , quindi dell'utilizzo della cassa integrazione straordinaria che coinvolgerebbe circa 1.200 lavoratori. Il numero di lavoratori in lista di mobilità a seguito di licenziamenti collettivi è aumentato rispetto all'ultimo trimestre del 2010, passando da 681 a 776.

In crescita anche i lavoratori in lista di mobilità attivati dalle piccole imprese: dai 947 del quarto trimestre 2010 ai 1425 dei primi tre mesi del 2011. In crescita anche in confronto al primo trimestre 2010: 745 lavoratori messi in mobilità nel primo trimestre 2010 (legge 223) a cui vanno aggiunti i 1803 delle piccole imprese (legge 236). "Il dato che preoccupa - commenta Calvagna - è soprattutto l'aumento dell'utilizzo della cassa integrazione straordinaria, perché denota ancora grosse difficoltà da parte delle aziende a riprendere il cammino. Difficoltà che potrebbero essere destinate a tradursi in un incremento ulteriore delle liste di mobilità".

A fronte di tutto ciò, in provincia di Treviso si registrano segnali di ripresa dallo scorso autunno con un recupero della produzione del 9,2%, del fatturato (+10,9%), dell'export (+18,8%) e del Pil, aumentato dell'1,6% (secondo le previsioni nel 2011 dovrebbe crescere dell'1,7%). Ma il problema, sottolinea il sindacalista, è che questa ripresa non trascina l'occupazione: gli indicatori occupazionali, infatti, riflettono ancora i segnali della crisi iniziata nella seconda metà del 2008.

“Il tasso di disoccupazione si prevede arriverà nel corso del 2011 al 6,2%, con una lieve flessione a partire dal 2012; la domanda di lavoro, ripartita nel corso del 2010, si conferma per un marcato ricorso a contratti a termine e di breve durata. Il ricorso alla Cassa integrazione straordinaria nei primi tre mesi del 2011 conferma le preoccupazioni manifestate a fine 2010 e non consente stime che possano far prevedere un'inversione di tendenza; l'esaurirsi di molte Cigs produrrà ulteriori ingressi nelle liste di mobilità”.

Le ricette per venie fuori da tale situazione? "Il Patto per lo Sviluppo siglato a Treviso è un ottimo punto di partenza - conclude Calvagna -, soprattutto nella parte relativa alle azioni comuni da intraprendere verso le istituzioni. Credo sia fondamentale che la politica torni a occuparsi, a livello locale e nazionale, dei problemi dell'economia e del lavoro, che gli industriali ritrovino fiducia e coraggio per investire in nuove idee produttive puntando su innovazione e qualità, e che le parti sociali facciano la loro parte nel governare questi processi insieme alla rappresentanza degli imprenditori".

 


| modificato il:

Laura Tuveri

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