Cultura finanziaria e previdenziale
Da fare nelle scuole e non solo
| Claudio Bottos |
LAVORO - Per quella che è la realtà di oggi, anche alla luce della finanziaria appena approvata dal governo e dal tasso di inflazione è sempre più necessaria, già dalla scuola, una formazione finanziaria e, a mio avviso anche previdenziale. Sarebbe interessante sapere quanti di quelli che stanno leggendo questo articolo, sanno effettivamente cos’è l’inflazione e come agisce direttamente sulle loro tasche, cos’è una manovra finanziaria a debito e, come questa, agirà sulle loro finanze nel futuro.
Cos’è l’inflazione e come impatta sui cittadini, le imprese e i conti pubblici, ne ho già parlato in questo articolo su Oggi Treviso. In sintesi, l’inflazione diminuisce il potere di acquisto dei cittadini, ciò significa che, se una persona volesse acquistare a gennaio 2023 le stesse cose che aveva acquistato a gennaio 2022, dovrebbe sborsare la stessa somma di gennaio 2022 maggiorata della percentuale di inflazione. Se ad esempio avesse speso €uro 1.000 a gennaio 2022 e l’inflazione è del 11,5%, a gennaio 2023 per acquistare gli stessi prodotti dovrebbe spendere €uro 1.115. Se, sempre per ipotesi, lo stipendio fosse fermo a gennaio 2022, dovrebbe prendere una decisione su cosa non acquistare oppure acquistare in quantità minore oppure quali prodotti alternativi acquistare a prezzi più bassi e probabilmente con qualità inferiore visto che gli mancano 115 €uro rispetto a gennaio 2022.
Per quanto riguarda la manovra finanziaria, basta collegarsi al sito del MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) e vedere l’ultima NADEF (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia Finanza) dalla quale si può notare per il 2023 e per gli anni a seguire c’è sempre un indebitamento netto che deriva dalla somma delle entrate e uscite. Essendo le uscite, compresi gli interessi passivi, maggiori delle entrate, il deficit (uscite maggiori delle entrate) passa da 68,55 miliardi del 2023, ai 75,45 del 2024, ai 70,11 miliardi del 2025. Questo meccanismo porta ad un aumento del debito pubblico. Ma come può incidere sul futuro di ogni cittadino? Per comprendere l’impatto principale sul futuro bisogna vedere, nelle uscite della NADEF, la voce Pensioni che, dai 286,28 miliardi del 2021 passa ai 297,35 del 2022, ai 321,39 del 2023, ai 345,38 del 2024 fino ai 355,42 miliardi del 2025. Questi dati, per capirne l’impatto, vanno analizzati tenendo conto due variabili che sono, una l’età media del paese nel futuro, ad esempio nel 2050, e il sistema pensionistico in vigore. Collegandosi al sito ISTAT, in questo punto, si può notare che l’età media della popolazione italiana, passerà dai 45,7 anni del 2020 ai 50,7 anni previsti nel 2050, accompagnato anche da una diminuzione della popolazione che passerà dai 59,6 milioni del 1 gennaio 2020 ai 54,1 milioni del 2050. Altro dato allarmante è quello del rapporto tra giovani e anziani che è previsto di 1 a 3 nel 2050, quando la popolazione in età lavorativa scenderà dal 63,8% del 2020 al 53,3% del totale nel 2050. Questi dati sono preoccupanti perché con il nostro sistema pensionistico, a ripartizione, le pensioni vengono pagate con i contributi versati dai lavoratori. Non esiste quindi un deposito dei contributi versati, come pensano in molti.
Questa mancanza di conoscenza delle dinamiche finanziarie e dei meccanismi pensionistici rischia forti delusioni ed un impoverimento nel tenore di vita una volta in pensione. Il tasso di sostituzione (ovvero la percentuale dell'ultimo reddito coperta dalla pensione pubblica) oggi pari a circa il 71% per gli uomini sessantenni, scenderà ulteriormente per i più giovani, visto che per i lavoratori trentenni e quarantenni è vicino o sotto il 50%. In termini numerici, per fare un esempio, se un dipendente oggi percepisce uno stipendio di €uro 1.500 al mese, con un tasso di sostituzione del 71%, percepirà una pensione di circa €uro 1.065 mentre, con tasso di sostituzione pari al 50%, sempre con uno stipendio di 1.500 €uro, percepirà una pensione di circa 750 €uro.
Questi sono alcuni dei motivi per cui serve una maggiore cultura finanziaria e previdenziale già dall’età scolastica. Bisogna che i nostri giovani, e non solo, siano educati e sappiano quali sono le dinamiche economiche e finanziarie che incidono e incideranno nel futuro sulle loro tasche e possano quindi essere in grado di fare scelte oculate nelle spese, negli investimenti e nei risparmi, perché quando saranno vicini alla pensione o ci andranno, non siano delusi o abbiano rimpianti per scelte sbagliate dovute ad una carenza o assente cultura finanziaria e previdenziale. Per questi motivi, oltre che per i giovani già dall’età scolastica, mi sento di consigliare a tutti gli imprenditori, di attivare delle brevi sessioni formative per accrescere la cultura finanziaria e previdenziale ai loro dipendenti di tutte le età.
di Claudio Bottos
(Consulente del lavoro e di direzione strategica aziendale)