Delitto di Vigonza, Giada aveva annullato le nozze
Presa per il collo, aveva foto dei lividi dovuti ai litigi con Andrea
VIGONZA - L'autostrada che scorre sotto il cavalcavia di Vigonza, dove Giada ha perso la vita, è un fiume ininterrotto di camion e di macchine. Gli automobilisti guardano all'insù, vedendo ancora i lampeggianti delle 'volanti'. La mamma 34enne che stava per chiudere la storia con il suo compagno, Andrea, non ha avuto scampo quando lui, alle 3.30 di mercoledì, la scaraventata oltre la recinzione del viadotto, facendola finire 15 metri di sotto, dove un camion non ha potuto evitarla. Un omicidio feroce come, in una scala di ferocia, la fine subita da Giulia Cecchettin, Vanessa, Sara e le altre vittime di femminicidio. Quarantotto ore dopo la tragedia, gli automobilisti in viaggio sulla A4 alzano istintivamente lo sguardo in su, verso il ponte con i lampeggianti della polizia, intuendo che è questo il cavalcavia dell'orrore. L'assassinio di Giada Zanola, mamma di un bimbo di 3 anni, è storia di violenza emersa un pò alla volta. Quando i soccorsi sono arrivati prima dell'alba di mercoledì sulla carreggiata in direzione Milano, per un corpo dilaniato dai veicoli, hanno pensato ad un suicidio. Il conducente del Tir che ha travolto la 34enne pensava "di aver investito una carcassa".
Che fosse invece l'epilogo di un femminicidio gli investigatori della Polizia di Padova l'hanno capito quando si sono trovati di fronte Andrea Favero, e il suo castello di scuse. Aveva tentato di precostituirsi un alibi, - riporta il provvedimento di fermo della Procura - addirittura inviando messaggi sul telefono di Giada quando tutto era già finito, alle 7.38 di mercoledì: "sei andata al lavoro senza nemmeno salutarci" aveva scritto.
E ai poliziotti aveva spiegato che la sera prima, con il figlioletto, era andato "tranquillamente a dormire". Un alibi durato poco. Prima davanti agli investigatori, negli uffici della Polstrada, poi di fronte al Pm Giorgio Falcone, Favero è crollato. Ha fatto alcune ammissioni, poi, quando il racconto lo poneva in cima al cavalcavia, assieme a Giada, si è difeso dicendo con un "non ricordo più nulla". Saranno gli inquirenti, insomma, e soprattutto l'autopsia, a dover ricostruire come è stata ammazzata Giada Zanola. Come è possibile che Andrea, se non dopo averla stordita, magari picchiandola pesantemente prima, sia riuscito a sollevarla oltre la griglia di recinzione del ponte autostradale, per gettarla di sotto. Gli amici del 39enne lo hanno descritto come un uomo "molto possessivo e geloso", al quale Giada aveva già detto che la loro storia era finita. E lui, racconta qualcuno, forse temeva che Giada non gli avrebbe fatto vedere più il bambino. Favero, sono convinti gli investigatori, l'avrebbe malmenata altre volte in passato. Anche se lei non aveva mai denunciato. Sui polsi l'indagato aveva lividi ed escoriazioni, forse i segni di difesa di Giada in precedenti episodi anche se non molto tempo fa, i due avevano deciso che si sarebbero sposati. Le nozze erano previste a settembre. Ma Giada aveva annullato tutto. Nella storia dei recenti femminicidi, un filo lega tragicamente la donna a Giulia Cecchettin, uccisa dall'ex fidanzato.
La giovane lavorava in una profumeria di Vigonovo (Venezia), lo stesso paese di Giulia. Nell'ultima foto caricata sul suo profilo Facebook, Giada è ritratta su un piccolo spuntone di roccia, sola, le braccia aperte contro il vento. Un episodio che è tornato a scuotere il Paese, in particolare il Veneto. "- "Dobbiamo dirlo con fermezza, insegnandolo a tutti, dai bambini fino agli adulti - ha commentato il governatore Luca Zaia - La violenza sulle donne è un crimine orrendo. Siamo di fronte a una catena di sangue che non dobbiamo e non vogliamo considerare interminabile". Amara anche la constatazione di Martina Semenzato, presidente della Commissione di inchiesta sui femminicidi: "questo surreale caso di femminicidio ci porta a riflettere oggi sul rischio di una normalizzazione dei comportamenti violenti nelle relazioni di coppia". (Michele Galvan, ANSA)
"AFFERRATA PER IL COLLO"
Giada Zanola aveva confidato di essere stata "afferrata per il collo" dal compagno Andrea Favero, nel litigio avvenuto il 27 maggio, solo un giorno prima dell'omicidio. Inoltre aveva mostrato ad un'amica le foto con le ecchimosi sul corpo riportate dopo questo episodio, confessando "di aver paura". E' uno dei passaggi presenti nel provvedimento con il quale la Procura di Padova ha disposto il fermo dell'uomo per omicidio volontario. La 34enne, si legge nelle carte, aveva istaurato una relazione con un altro uomo, della quale lei stessa aveva parlato al compagno, mostrando foto e messaggi che si scambiavano. L'uomo ha riferito al magistrato di aver visto a sua volta le foto dei lividi riportati dalla giovane. Litigi, ha testimoniato un'amica della ragazza, che "avvenivano ormai con cadenza quotidiana".
Andrea, che ormai viveva "da separato in casa" con Giada, era ossessionato in particolare dalle minacce, ripetute, anche l'ultima notte, dalla compagna, di "non fargli più vedere il figlio" una volta sancita la rottura della loro relazione. In questo contesto, però, Giada aveva maturato il sospetto inquietante "di essere drogata dal compagno". Cosa che aveva confidato sempre all'amica e al nuovo fidanzato, e che la Procura cercherà di verificare durante l'autopsia e gli esami tossicologici. Secondo il nuovo compagno della donna, potrebbe non essere secondaria la coincidenza che il piano dell'omicidio sia scattato in Favero esattamente due giorni prima che Giada prendesse servizio nell'impianto di distribuzione carburanti dove lui stesso lavorava, e che avrebbe quindi reso la loro frequentazione quotidiana.
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