Denunciarono i "caporali", ottenuti i permessi di soggiorno
Per 13 braccianti schiavizzati arriva la regolarizzazione
| Angelo Giordano |
PONTE DI PIAVE - Il fatto era accaduto la scorsa estate e fece scalpore. Avevano trovato il coraggio di denunciare i loro schiavisti ed oggi 13 braccianti stranieri costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento ed a vivere in un casolare fatiscente di Ponte di Piave, senza luce, acqua e gas, hanno ottenuto il permesso di soggiorno.
Lo riferisce la Flai Cgil del Veneto che, lo scorso luglio, aveva documentato con un video alla Procura della Repubblica di Treviso ed alla stampa lo stato di schiavitù patito dai lavoratori clandestini. Nello stabile abbandonato vivevano fino a 50 persone prive delle minime condizioni igienico sanitarie. Sfruttate fino a 14 ore al giorno da un caporale pakistano e da altri quattro complici, non hanno mai percepito alcuna retribuzione a causa del debito contratto con chi aveva provveduto al loro arrivo in Italia chiedendo ed ottenendo 5.000 euro per ottenere un permesso di soggiorno evidentemente mai ricevuto.
LEGGI ANCHE
Caporalato a Oderzo, braccianti salvati dalla Cgil
Iscriviti alla Newsletter di OggiTreviso. E' Gratis
Ogni mattina le notizie dalla tua città, dalla regione, dall'Italia e dal mondo