Il dramma della Bielorussia raccontato da Hanna che vive a Farra di Soligo
Con le parole di Hanna entriamo nel vivo della preoccupante situazione che il suo Paese sta attraversando
| Sara Saccon |
FARRA DI SOLIGO- “Quello che sta succedendo in Bielorussia è mostruoso”, esordisce Hanna, giovane ragazza di Farra di Soligo, nata a Minsk. È sillabando e ripetendo quel “mo-struo-so” che Hanna lascia trapelare l’intensità e la preoccupazione del periodo che sta vivendo, in uno stato di ansia perenne per i suoi nonni, parenti e amici che vivono a Minsk, epicentro degli scontri che stanno scuotendo il Paese.
“Solo a parlarne mi vengono i brividi, io cerco di condividere informazioni ma giuro che oltre a questo non so cosa fare!”, continua la ragazza, riportando quello che i suoi amici e cari le raccontano. Infatti, dopo le elezioni di domenica 9 agosto, la situazione in Bielorussia, in particolare a Minsk, è precipitata: Aleksandr Lukashenko, presidente dal 1994, ha vinto con l’80% dei voti, ma migliaia di persone, soprattutto giovani, non hanno accettato l’esito di quelle che appaiono come le ennesime “elezioni farsa” – il governo di Lukashenko non poggia più su un solido consenso - e sono scese in piazza in modo pacifico, per difendere la loro libertà davanti alle scelte di un presidente che viene ormai definito “dittatore” e sostenere l’opposizione. Opposizione rappresentata ora da Svetlana Tikhanovskaja, moglie dell’ex candidato che avrebbe dovuto sfidare Lukashenko, ma che è stato arrestato due giorni dopo aver annunciato la sua candidatura.
“Io sono arrivata in Italia quando avevo nove anni, ma la maggior parte della mia famiglia e degli amici con cui mi tengo in contatto vivono proprio a Minsk, nel centro di tutto l’accaduto. Durante i primi giorni, quando hanno staccato internet e la telefonia mobile in tutto il Paese, io non sapevo come stessero, cosa fosse successo e in che modo contattarli. Mi era salito il panico, sia per i miei nonni, sia per i miei amici che sapevo sarebbero stati pronti a scendere in piazza per il cambiamento”, spiega Hanna.
E le “immagini del cambiamento” sono quelle che da qualche giorno vediamo passare di sfuggita anche ai telegiornali: tanti giovani che sventolano le bandiere del paese, donne vestite di bianco brandendo fiori, cartelloni che inneggiano alla democrazia e in sostegno a Tikhanovskaja, che nel frattempo si è rifugiata in Lituania con i figli e si dice pronta a prendere la guida del paese. “Le manifestazioni sono tutte pacifiche. La gente scende in piazza con i cartelloni e non va a cercarsela. Credo sia proprio il popolo bielorusso ad essere pacifico, non andrebbe mai a prendersi le cose con la violenza (infatti abbiamo un dittatore!). Le forze dell’ordine, invece, hanno iniziato a picchiare la gente. Un mio amico, che ogni giorno è sceso a protestare, mi ha raccontato di come in particolare i primi giorni la situazione fosse critica: le persone avevano creato delle barriere con dei cassonetti in modo che la polizia non riuscisse ad arrivare, ma siccome c’erano già dei feriti, la gente lasciava passare le ambulanze tra le barricate. Le forze dell’ordine salivano sulle ambulanze e una volta tra i manifestanti scendevano a picchiarli. Il mio amico mi spiega che appena vede due-tre persone in gruppo ha i tic e si gira continuamente perché seriamente teme che la polizia li percuota. Ma non solo: le forze dell’ordine passano per le strade e se anche solo vedono gente alla finestra, lanciano lacrimogeni perché temono di essere ripresi in video con i telefoni.
L’unico mezzo con cui riuscivo a contattare i miei amici inizialmente era telegram. Il governo bloccava le comunicazioni per evitare che le persone si organizzassero per le proteste. Questa cosa mi ha fatto impressione. Quello che sta succedendo non è normale!”, spiega la giovane di Farra, tutto d’un fiato.
Hanna racconta il suo punto di vista su quello che sta accadendo attraverso il suo sguardo giovane, mentre osserva i suoi coetanei scendere in piazza e rischiare, animati da una convinzione che, le sue parole lo lasciano intendere, ammira profondamente. “Lukashenko è in carica da 26 anni, io non ho mai visto nessun altro presidente in Bielorussia. Quello che lui dice è legge. I giovani in particolare si stanno mobilitando perché sono stanchi di questa situazione. Non si può pensare di governare il Paese come si faceva vent’anni fa, perché adesso è tutta un’altra cosa, i giovani vogliono altro. Ho chiesto ad un mio amico se abbia paura e lui mi ha detto di sì, che sinceramente ne ha molta. Ma bisogna andare, se si sta a casa non cambierà niente. E non ci sono solo giovani, pure alcuni anziani stanno manifestando! Inoltre anche le donne fanno vedere che ci sono, si vestono di bianco per dimostrare le loro intenzioni pacifiche. Ci sono”, continua la ragazza, che ci confida di cercare di mandare tutto il suo sostegno ai suoi amici, scrivendo e chiedendo loro ogni giorno come stiano, affinché non si sentano soli.
Le notizie sulla brutalità della polizia bielorussa hanno fatto il giro del mondo e l’Onu ha condannato la violenza con cui le proteste vengono represse, mentre il numero degli arresti illegali tra i contestatori continua ad aumentare e le organizzazioni per i diritti umani denunciano gli abusi. Il 12 agosto il giornalista italiano Claudio Locatelli, che si trovava a Minsk in qualità di reporter, è stato liberato con l’ausilio dell’ambasciata italiana dopo tre giorni di detenzione “senza cibo e con poca acqua”. Mercoledì 19 agosto alle 12 è prevista la riunione del Consiglio Europeo per discutere della crisi che sta muovendo il Paese, mentre Putin ribadisce di essere pronto ad intervenire per reprimere le proteste accanto a Lukashenko.
Il grado di preoccupazione dei bielorussi rimane alto e Hanna ci spiega che gli arresti spaventano la popolazione, visto che anche nei giorni scorsi numerose persone continuano a sparire: “Ci sono tantissimi detenuti, solo che adesso le prigioni sono piene e non c’è più spazio. Mia zia mi ha detto che data la situazione, le persone arrestate ora rischiano davvero di sparire. I morti sono due e le persone scomparse sono un’ottantina. Tutti i miei conoscenti pubblicano post su instagram scrivendo: “Se conoscete questa persona vi prego di contattarmi perché è da giorni che non riusciamo a raggiungerla”. Ogni volta che ci penso mi vengono i brividi”.