ELETTRODOTTO, 11 SINDACI E IL PARCO DEL SILE CHIEDONO AIUTO ALLA GIUNTA ZAIA
Ma Terna tira dritto ed è pronta a piantare i piloni d'imperio
| Mauro Favaro |
TREVISO – Affaire elettrodotto da 380 mila volt: i sindaci ora passano la patata bollente alla Regione e alle Province di Treviso e Venezia perché trattino direttamente con Terna. Al vertice che si è tenuto mercoledì mattina al Sant’Artemio, infatti, gli undici primi cittadini interessati a vario modo dal passaggio della nuova linea tra Scorzè e il Montello, con Paese, Zero Branco, Volpago e Morgano in prima fila, oltre al Parco del Sile, si sono presentati con una lettera già condivisa in cui si chiede alla giunta Zaia, così come a Muraro e Zaccariotto, di farsi da garante della bontà e soprattutto dell’utilità dei piani di Terna.
Non solo per valutazioni tecniche, ma anche per soppesare possibili alternative (come la vecchia idea di far correre i cavi lungo l’autostrada A27) e per assicurare, se non ci dovessero essere altre strade, la dismissione delle tre linee indicate dalla società (una da 220 mila volt e due da 132 mila volt). Terna all’incontro non s’è vista e, per il momento, tace.
“Al di là di quanto i singoli sindaci hanno già discusso con la società, è importante che chi possiede strumenti di valutazione tecnica più idonei di quelli dei nostri piccoli Comuni si faccia garante, anche politicamente, della validità del progetto – spiega il sindaco di Paese, Francesco Pietrobon, che un paio di settimane fa ha stretto un accordo verbale con Terna – prima della progettazione e prima che si giunga alla commissione di Valutazione di impatto ambientale”.
“Perché la Regione ci metta la faccia e si assuma le sue responsabilità – chiarisce Mirco Feston, sindaco di Zero Branco, da sempre contrario al passaggio dei cavi – inutile sentire i sindaci uno per uno, come se si trattasse di un rapporto privatistico, serve invece una modalità condivisa per rassicurare la gente, visto che più di qualche cittadino che si ritroverebbe a vivere vicino al nuovo elettrodotto sta già pensando di vendere la propria casa”.
Così i sindaci, compresi quelli di Quinto, Ponzano, Trevignano, Povegliano e Istrana, oltre ai due veneziani Martellago e Scorzè, ora attendono un incontro con Zaia.
Il rischio, però, è che ormai si sia fuori tempo massimo, visto l’ultimatum lanciato da Terna (con in tasca il via libera del Parco del Sile e l’accordo verbale con Paese) che stabilisce la fine di dicembre come termine ultimo per chiudere le trattative con i municipi e dare poi avvio alla fase di autorizzazione al ministero, puntando a iniziare i lavori a metà 2013. Anche se, alla fine, è proprio per questo che i primi cittadini si sono uniti e intendono far scendere in campo la Regione.
Ma le replica della società che gestisce la rete dell'alta tensione in Italia non si è fatta attendere. Ed è tutt'altro che accomodante. «Se i Comuni non sigleranno accordi con noi sarà realizzata solamente la nuova linea da 380 mila volt - quasi minaccia Terna - senza dimissioni di vecchi elettrodotti».
Se i municipi non scenderanno a patti entro la fine dell’anno, insomma, la società è pronta a realizzare il nuovo elettrodotto, piantando piloni alti anche 50 metri a Zero Branco, Morgano, Quinto, Paese e Volpago, senza togliere le linee (una da 220 mila e due da 132 mila volt) sino ad oggi indicate come superflue.
«Pur dispiacendoci che 5 anni di incontri non abbiano prodotto un accordo con i Comuni, all’inizio del 2012 avvieremo l’iter di autorizzazione, con la procedura della Legge obiettivo, solamente per la realizzazione del nuovo elettrodotto – mettono in chiaro i vertici della società – senza prevedere l’abbattimento di oltre 80 chilometri di vecchie linee che oggi sono lambite da oltre mille edifici».
L’ultimatum che scade tra un paio di settimane, insomma, si fa sempre più pesante. Anche perché Terna certo non lesina chiarezza: «I sindaci, rinnegando anni di lavoro di concertazione, decidono che i loro cittadini rinunciano alle dismissioni delle vecchie linee e alle opere compensative». Solo perché è stata nominata la Regione? «Sarà coinvolta nell’iter autorizzativo all'interno della procedura di Via, che senza accordi con i Comuni non comprenderà l’abbattimento delle vecchie linee – calca la mano la società dell'energia – per quanto riguarda la possibilità di concertare con gli enti ribadiamo il nostro ruolo di unico soggetto autorizzato a stabilire quali interventi realizzare sulla rete».
A quanto pare, insomma, non restano che gli accordi diretti. Ma i sindaci non la pensano affatto così. «Perché continuano a minacciare? Cercano una prova di forza? Allora ci comporteremo di conseguenza respingendo il divide et impera – taglia corto Francesco Pietrobon – di nero su bianco non c’è nulla, non abbiamo mai visto progetti e non abbiamo mai visto valutazioni. Ma di che cosa stiamo parlando?». Il conto alla rovescia, però, ormai sembra essere iniziato.