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03 dicembre 2024

Vittorio Veneto

Gennaro chiude temporaneamente per mancanza di personale

La storica pizzeria Da Gennaro costretta a ricorrere al servizio “da asporto” perché non trova personale.

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

Pizzeria da Gennaro

VITTORIO VENETO - “Chiuso temporaneamente per totale mancanza di personale. Questa sera e nelle seguenti solo servizio per asporto e domicilio”. L’avviso affisso sulla vetrina della storica pizzeria Da Gennaro all’incrocio tra viale Vittorio Emanuele e via Dante desta la curiosità dei residenti. Possibile che il titolare non trovi dipendenti per la cucina o il servizio ai tavoli? Possibile che non ci sia nessuno disposto a lavorare nell’ambito della ristorazione?

“Il problema è reale - afferma il titolare Giuseppe Mansi. - Reale, drammatico e annoso. Dopo il Covid, da circa un anno e mezzo, non trovo personale disposto ad aiutarmi nella gestione del locale, e ci sto letteralmente perdendo il sonno. Non dormo più! Attualmente ho un paio di dipendenti che mi aiutano, ma in tre non riusciamo a tenere aperto, servire i clienti in modo adeguato e occuparci della cucina e della pizzeria. L’unica soluzione che ho temporaneamente trovato è di continuare a proporre pizze per asporto con consegna a domicilio.”

Ma ha provato a fare un’articolata ricerca di personale?
“Nell’ultimo anno e mezzo ho fatto circa 150 colloqui, ho messo avvisi ovunque, nel locale e sui diversi social, mi sono rivolto ad agenzie per l’impiego e ho telefonato ad amici e conoscenti sperando nel passaparola. Senza esito. Alcuni, dopo aver fissato un appuntamento per il colloquio, non si sono nemmeno presentati, altri hanno iniziato a lavorare il lunedì per poi abbandonare il venerdì. La prospettiva di essere occupati il sabato e la domenica è inoltre un freno per la stragrande maggioranza dei ragazzi e delle ragazze”.

Giuseppe Mansi, 57 anni, lavora nella pizzeria Da Gennaro, aperta 53 anni fa dal padre Gerardo, da oltre 30 anni. “E’ un lavoro che mi ha dato tante soddisfazioni - dice - ma che personalmente mi costringe a fare turni lunghissimi: mi sveglio alle sette e tra una mansione e l’altra sono occupato fino alle due di notte. I collaboratori che sono con me da dieci anni fanno del loro meglio, ma in tre non riusciamo a far fronte al servizio che abbiamo sempre dato. Ho dovuto chiudere la cucina e ricorrere all’asporto. Finché le cose non cambiano.”

Gli aspiranti che ha incontrato probabilmente sono giovani: nessuno è disposto a fare sacrifici?
“Non mi sento di generalizzare. Io ho due figli che lavorano sette giorni su sette in altri ambiti, e uno di loro quando può viene a darmi una mano. Poi la scorsa estate fortunatamente ho trovato un paio di ragazzi disposti a lavorare nei mesi di luglio e agosto, finché non è ricominciata la scuola. A parte quest’esperienza, i riscontri avuti sono disastrosi: pochi sembrano disposti a fare un po’ di sacrificio e inoltre, come dicevo, il weekend non si tocca!”

Le risulta che il problema riguardi solo il settore della ristorazione?
“A dire il vero ho amici occupati in altri settori, idraulico o meccanico, che hanno un’identica difficoltà a trovare dipendenti”.

E quindi che farà nei prossimi giorni?
“Spero che qualcuno risponda alla pressante richiesta di occupazione. Lavoro ce n’è. Il mestiere è bello. Quanto a me non posso continuare a lavorare dieci, dodici ore al giorno..ne andrebbe della mia salute.”

 


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