Siamo così poco soddisfatti di noi stessi che talvolta facciamo del vino, e dei produttori, il nostro bersaglio preferito. 

Abbiamo forse bisogno di un capro espiatorio per sfogare le nostre frustrazioni?

Chiedo scusa, questo blog si chiama “vino birichino” per simpatia, l’idea iniziale, infatti, era di un blog allegro e gioioso, ma come può essere così, se a scriverlo sono io, lunatica, polemica, fumina e incavolata a giorni alterni? Così i giorni passano, inizio a scrivere il mio post più volte ma alla fine non lo pubblico perché mi sembra antipatico.

Probabilmente sono poco integrata in società, infatti tendo ad isolarmi, mi chiudo nei libri, studio, cerco di mettere in pratica la teoria, scrivo, scarabocchio e penso.

Penso troppo, purtroppo. Sogno molto, per fortuna.

Trascorro anche molto tempo in rete e il mare che navigo di più è quello dei food&wine blog, siti di cibo e vino, ricette e recensioni.

Certo che scritto in inglese è più figo..

Torniamo al vino e poniamoci qualche domanda, tanto è gratis.

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Il giochino dei perché

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Perché ce l’abbiamo tanto con i solfiti aggiunti e blateriamo a destra e a manca, mentre mastichiamo una chewing-gum, composta da chissà quali molecole di sintesi, o fumiamo una sigaretta dietro l’altra?

Perché disquisiamo sui lieviti selezionati e usiamo gli agenti lievitanti chimici per le torte fatte in casa?

Perché la meniamo –concedetemi questo termine- con le solite definizioni più o meno inutili, di vino biologico, figlioduncane, naturale e addirittura, libero?

Perché spariamo a zero su chiarificanti e company e poi avveleniamo le lumache nell’orto coprendo di prodotto fino all’ultima foglia di lattuga?

Perché ci riempiamo la bocca di parole che non conosciamo e ne facciamo insegnamenti per il prossimo, anziché cercare di scoprirne il significato?

E’ forse il nostro ego bisognoso di attenzioni a parlare/sparlare?

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A.A.A. buon senso cercasi

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