INCROCIO PERICOLOSO
Blocco licenziamenti e moratoria del credito
| Claudio Bottos |
LAVORO - Il governo sta esaminando il decreto sostegni bis. Vedremo quali saranno le decisioni e se terranno conto di due elementi, dei quali poco si parla, che mettono il paese in una situazione delicata. Si tratta del blocco dei licenziamenti, in vigore da marzo 2020, che per i settori industria e costruzioni termina il 30 giugno 2021, mentre per il settore servizi terminerà il 31 ottobre 2021, e della moratoria del credito. I settori industria e costruzioni stanno ritornando ai livelli di prima della crisi pandemica, mentre per il settore servizi non è ancora chiaro quale sarà il punto di ritorno al livello precrisi.
Il blocco dei licenziamenti è stato messo come diga per fermare il mercato del lavoro e, se per i settori industria e costruzioni, ancora sarà possibile usare parte della cassa integrazione propria, dopo che hanno utilizzato quella covid, per gli altri settori è ancora un’incognita quale sarà l’effetto della cancellazione del blocco. Una misura interessante potrebbe essere quella del contratto di espansione, che prevede una sorta di pensionamento anticipato per far entrare nel mondo del lavoro i giovani. Misura questa che prima era destinata solo alle grandi imprese, ma che ora sarà possibile anche per le medie imprese. Bisognerà tenere presente che una operazione di questo tipo, comporta per le imprese, una valutazione delle competenze delle risorse umane in uscita e quelle in entrata. Misure di questo tipo dovrebbero essere accompagnate con interventi sulla formazione che comportano però costi elevati e piani formativi ad hoc. Vedremo quante medie aziende utilizzeranno questo strumento. La diga del blocco dei licenziamenti che sarà tolta il 31 ottobre, sarà in grado di tenere l’ondata di licenziamenti alla luce dello stato di salute delle aziende, in modo particolare delle micro, piccole e medie imprese? Dai numeri che vedo (bilanci e situazioni economico-finanziarie), e dagli incontri che ho con degli imprenditori, molte aziende sono in forte difficoltà e molte di queste si finanziano con imposte e contributi non versati all’erario e agli istituti previdenziali.
L’altro aspetto di cui poco si parla riguarda la moratoria sul credito, ossia il blocco di pagamento delle rate di mutui e/o finanziamenti garantiti dallo stato alle PMI (Piccole e medie Imprese). A giugno dovranno essere versati gli interessi e per fine anno le quote capitale del debito. Se per esempio un’impresa ha ottenuto la sospensione di un certo numero di rate per un totale di 10.500 euro, (composti da 10.000 euro di quota capitale e 500 euro di quota interessi), entro giugno 2021 dovrà versare la somma di euro 500 relativa alla quota interessi ed entro il 31 dicembre 2021 dovrà versare la quota capitale di euro 10.000. Ovviamente dovrà riprende il versamento regolare delle rimanenti rate. Questo tema, visto che i finanziamenti sono stati garantiti dallo stato, crea un pericolo perché, se le molte aziende in difficoltà di cui parlavo sopra, non saranno in grado di fare fronte al pagamento, gli istituti di credito saranno rimborsati dallo stato il che significa un aumento del debito pubblico. Stiamo parlando di una somma stimata in circa cento miliardi di euro. Per questi motivi siamo nel mezzo di una operazione molto delicata, data dall’incrocio di queste due operazioni: cancellazione del blocco dei licenziamenti e scadenza della moratoria del credito.
Se molte aziende non saranno in grado di restituire i debiti tenuti in sospeso, e di non mantenere tutti i posti di lavoro procedendo con i licenziamenti per effetto dello sblocco, sarà un problema per la tenuta sociale e per tutto il paese perché un aumento del debito, oltre le previsioni, potrebbe far saltare i conti del paese con un calo inferiore del rapporto debito/pil nei prossimi anni, come invece previsto dal governo. Io credo che dovrebbero essere coinvolti i professionisti che seguono le micro-piccole e medie aziende, per fornire dati più precisi e reali, per consentire al legislatore di adottare misure idonee per rendere questo incrocio meno pericoloso. Non dimentichiamo che il vero collo di bottiglia delle norme sono i decreti attuativi, che sono la parte più importante del processo legislativo. Una legge, dopo che è stata approvata in parlamento deve essere resa concreta e operativa con dei decreti attuativi, e tanto per dare dei numeri, nell’ultimo anno e mezzo dal governo Conte, sarebbero serviti quasi 800 decreti attuativi, ma a fine febbraio erano solo circa 250 quelli emanati, mentre gli altri circa 550, dovranno essere gestiti dal governo Draghi. Numeri enormi e di difficili da gestire. Ce la farà il governo di super-Mario a rendere meno pericoloso l’incrocio e semplificare la burocrazia? Non solo ci speriamo noi cittadini, ma l’Europa ce lo impone avendo in parte vincolato le riforme che deve fare il nostro paese all’erogazione dei fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
di Claudio Bottos (Consulente del lavoro e di direzione strategica aziendale)