Le api di Sergio, per un’agricoltura sostenibile

Dal Montello ai boschi di Lentiai, apicoltura nomade e rispettosa

| Sara Armellin |

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MONTEBELLUNA - L’apicoltura è un’arte, si sa: è una di quelle attività agricole che non possono essere scelte a priori, ma da cui si viene piuttosto chiamati, in una sorta di attrazione reciproca e magica tra uomo e insetto. Così è per Sergio, classe 1984, nato e cresciuto sul Montello, in un piccolo lembo di terra dove prati e boschi sono ancora coraggiosamente e volutamente padroni della terra. Il suo innamoramento per le api è iniziato curiosando l’attività del vicino di casa, apicoltore professionista, che gli ha sempre concesso fin da giovane di mettere le mani nelle sue arnie.

Dopo il liceo scientifico, Sergio si iscrive a veterinaria, proprio per poter approfondire i suoi studi e conoscenze sull’argomento: nemmeno a dirlo, anche la sua tesi è stata dedicata interamente alle api, con uno studio sulla loro alimentazione. Ma anni di aule e libri non sono nulla senza giorni e notti trascorsi a trafficare con gli sciami, spostando le famiglie alla ricerca di fioriture diverse, in ambienti più salubri e liberi dai pesticidi, dai prati del Montello dietro casa, dove fioriscono acacie, castagni e tigli, ai boschi di Lentiai, del Monfenera e di Asiago.

Tra matrimonio, 3 figli, recupero di fauna selvatica, consulenze e ricerche veterinarie, Sergio si dedica quotidianamente alla cura delle sue attuali 150 famiglie di api, tutte certificate biologiche: le maneggia e conosce con stupefacente destrezza e naturalezza, mentre ci spiega quanto sia drammatico l’impatto dei pesticidi sulla vita di questi affascinanti insetti. Dal 2011 ha attrezzato il magazzino della sua casa con tutto l’occorrente per produrre miele in autonomia: l’estrazione avviene rigorosamente a freddo, senza sistemi di microfiltrazione ma attraverso la decantazione, con lo scopo mantenere il più possibili inalterate le naturali qualità del miele.

Il risultato è quindi un prodotto altamente genuino, che vende direttamente in azienda agricola e ad altri agricoltori della zona che condividono con lui la medesima visione. Perché anche nel produrre miele, come nel praticare agricoltura, le scelte che un imprenditore può attuare sono molteplici e tutte con conseguenze ben chiare e dirette per l’ecosistema. Ogni azione agricola che un contadino compie implica un impatto sulla natura, in quanto si interferisce in un ecosistema con il fine di ricavare cibo per l’uomo. Fin qui, nulla di male: fa parte della catena alimentare e dell’evoluzione della storia.

Ma quanto può essere forzato questo intervento? Dipende dalla scala degli obiettivi: se al primo posto si pone il profitto o la salvaguardia dell’ambiente. Il punto di equilibrio tra questi fattori è il quid che differenzia ogni agricoltore e lo posiziona sia nel mercato, sia nella percezione ecologica. Certo, il marketing può fare molto nella mistificazione di questo equilibrio: ma il poter andare direttamente a comprare in azienda agricola serve proprio a questo. A vedere con i propri occhi come viene prodotto il cibo che stiamo per comprare, perché sono le nostre scelte d’acquisto che determinano il mercato.

Quindi il consiglio che vi diamo è questo: dedicate un po’ di tempo alla conoscenza della fonte del cibo. Incontrare persone aperte al dialogo e consapevoli come Sergio può essere un regalo che vi permetterà non solo di gustare miele genuino, ma di capire un po’ meglio che anche con una singola spesa possiamo dare un piccolo contributo al miglioramento dell’ecosistema.

 



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Sara Armellin

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